Nell’ultimo decennio Roma è stata investita da processi di trasformazione caratterizzati da crescente intensità e velocità, avvenuti al di fuori di qualsiasi capacità di lettura e di intervento tempestivo da parte della politica. Una situazione sulla quale si è innestata la pandemia, producendo l’accentuazione di alcune dinamiche – l’aumento delle disuguaglianze, la desertificazione del centro storico, la crisi in alcune zone del commercio di vicinato, l’emergenza abitativa… – e determinando nuovi bisogni che la politica si è rivelata impreparata ad affrontare. L’assenza di pianificazione dei processi urbani, di una visione e di una strategia per Roma, sono un dato strutturale e una costante nel dibattito sul futuro della Capitale. Con l’avvicinarsi della prossima scadenza elettorale, in uno scenario estremamente dinamico di trasformazione della città, vale la pena avviare una riflessione che focalizzi l’attenzione sugli strumenti di lettura della città a disposizione della politica e chiedersi: sulla base di quali dati e analisi si costruiscono le politiche per Roma? E come se ne valutano gli effetti?
A.A.A. dati cercasi
Materia prima dell’economia digitale, i dati sono anche la principale risorsa per l’organizzazione di servizi, spazi e politiche urbane. A Parigi, per esempio, l’Observatoire national de la politique de la ville raccoglie e pubblica dati, elaborazioni e rapporti aggiornati su tutti i temi della politica cittadina, dallo sviluppo economico alla salute, passando per l’ambiente e le questioni abitative. Niente del genere a Roma, città per la quale sovente i dati non ci sono, quelli che ci sono spesso non sono pubblici, quelli che sono pubblici sono insufficienti e frammentati tra enti con competenze diverse che non comunicano tra loro.
Questa carenza di dati e informazioni istituzionali è stata in parte colmata, negli ultimi anni, da studi e ricerche che provengono perlopiù dal mondo universitario, m…