Saraceno: “Rompere l’identità tra euro e liberismo per riconquistare l’Europa”

Un’altra Europa è possibile? Parla l’economista Francesco Saraceno, autore del saggio “La riconquista. Perché abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela” (Luiss University Press).

Intervista di Roberto Vignoli

“La zona euro non deve morire neoliberista. La crisi della Covid-19 ha reso più necessaria e più urgente che mai la riforma della governance europea verso un modello di integrazione più equilibrato rispetto a quello seguito fin qui”. A sostenerlo è Francesco Saraceno, professore di Macroeconomia internazionale ed europea a Sciences Po e alla Luiss, autore del recente saggio La riconquista. Perché abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela (Luiss University Press). Nel libro, Saraceno discute l’economia europea e le sue regole da un punto di vista che definisce di “solitudine riformista”, perché in antitesi “sia alla difesa miope dello status quo sia all’euroscetticismo che in questi anni hanno polarizzato il dibattito sull’Europa”. La tesi centrale del libro è che “se i mercati non sono in grado da soli di garantire crescita e convergenza, e se un’unione politica europea è oggi una soluzione utopica, solo un insieme di misure organiche tese a replicare il funzionamento di un bilancio federale (un ‘surrogato di federalismo’) potrà evitare il prevalere di forze centrifughe in occasione della prossima crisi”. Gli ingredienti di un’Europa differente secondo Saraceno sono “nuove regole di bilancio, una politica industriale europea, mercati finanziari meglio regolati e integrati e una capacità di bilancio comune”. Per Saraceno “il miglior modo di proteggere gli interessi nazionali è di tornare a vedere il progetto europeo come un destino comune, anziché ciò che è divenuto negli ultimi anni: una serie di arrangiamenti contrattuali tra Paesi sempre più miopi e preoccupati esclusivamente dal loro interesse di breve periodo”.  

Professor Saraceno, nel 2020 il pil dell’Italia è crollato dell’8,9%, tornando ai livelli di 23 anni fa. Si è fatto poco e male per contrastare gli effetti economici della pandemia?  
No, sull’ultimo anno di gestione macroeconomica dell’economia europea ho un giudizio tutto sommato positivo. È stato fatto quello che bisognava fare. Ci sono due cose che mi spingono a dirlo. La prima è che c’è stato uno shock nemmeno comparabile per dimensioni a quello del 2008. L’economia europea è stata quasi completamente chiusa per due mesi e non è mai stata completamente riaperta. Viste le dimensioni della crisi, la caduta del pil italiano è relativamente più bassa (-8,9%) di quanto non si temesse inizialmente; non dimentichiamo che in marzo le previsioni erano di un meno 12/15%. I famosi ristori italiani che tante polemiche hanno provocato, e che hanno fatto tutti i Paesi europei, hanno sostenuto i redditi di intere categorie dell’economia. Lo shock è stato durissimo, ma la reazione è s…

Lech Wałęsa, 80 anni in tono minore nella Polonia autoritaria

Il 29 settembre l’ex leader di Solidarność compie 80 anni. Un evento importante per l’uomo che più di ogni altro ha fatto la storia della Polonia nella seconda metà del Novecento, che però non godrà di alcuna celebrazione pubblica. Per Wałęsa, uomo di compromessi, non c’è infatti posto nell’attuale Polonia di Kaczyński, populista e autoritaria.

Carlo Rosselli e le sue teorie economiche

Carlo Rosselli è conosciuto soprattutto per la sua filosofia politica e la sua attività antifascista. In questa sede ci vogliamo però strettamente concentrare sul suo pensiero economico, inizialmente influenzato dal suo maestro Gaetano Salvemini, da cui comunque si saprà discostare. Nel pensiero economico di Rosselli grande rilevanza è assunta dal ruolo dei sindacati e da quello degli operai, chiamati a diventare compartecipi delle decisioni in ambito produttivo.

Biennale Musica, intervista alla direttrice Lucia Ronchetti

Dal 16 al 29 ottobre si svolge “Micro-Music”, titolo del 67° Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Lucia Ronchetti, compositrice di fama internazionale. Oltre a essere un personaggio peculiare e interessante di per sé, Ronchetti è la prima donna a dirigere in assoluto un festival di tale importanza e questa circostanza offre diversi spunti di riflessione che includono sì la presentazione dell’imminente rassegna ma che si spingono anche molto al di là di essa.