“I precari si sono sentiti persi, così come i professionisti che non avevano ancora una solidità nel proprio lavoro”. A parlare è Anna Maria Rapone, psicoterapeuta che in epoca di pandemia ha continuato a seguire anche chi non aveva più possibilità di pagare la terapia e ha aumentato le consulenze. Anna Maria è una delle sette persone che ci ha aiutato a comporre un mosaico di come la pandemia ha cambiato la vita di tutti quei lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato, che navigano in un mare di incertezze, che vivono esistenze professionalmente precarie.
Come Lorenzo Righi, rider romano che vive a Bologna, e Assia Caiazzo, make-up artist che lavora nella moda e nella pubblicità. Nel 2019 Assia ha lasciato una grande compagnia che produce prodotti di bellezza con cui aveva un contratto a tempo indeterminato, ha aperto la partita iva e ha iniziato a lavorare come freelance. “Ho pensato di aver sbagliato tutto, che non ce l’avrei fatta a superare la pandemia” racconta con sconforto denunciando il gioco al ribasso delle grandi società: “Di fatto c’è in corso una guerra tra poveri: le paghe sono più basse rispetto al passato perché dopo un anno di pandemia siamo in difficoltà e alcuni accettano qualsiasi cifra pur di lavorare”.
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Ascolta ““Vite”. Otto voci per otto r-esistenze” su Spreaker.Tra coloro che sono riusciti a rendere più visibile le difficoltà attraversate ci sono i lavoratori dello spettacolo. Emilio Stella è un cantautore romano, ha fatto anni di gavetta nei locali e nelle piazze della capitale con alcuni concerti anche fuori dai confini del Lazio. Ha vi…