Daeş, viaggio nella banalità del male

L’Isis ha perso una battaglia importante ma non è stato sconfitto. È questo il messaggio che Sara Montinaro lancia attraverso il libro Daeş, viaggio nella banalità del male (Meltemi, 2020), scritto dopo una lunga esperienza nel Nord-Est della Siria, dove ha visitato le città simbolo del Califfato di Al Baghdadi, ora simbolo di una ricostruzione che vuole dimenticare quel passato così vicino.

Così vicino e non ancora sepolto: a poche decine di chilometri sorgono infatti grandi campi profughi con decine di migliaia di persone, vere e proprie città informali dove vivono anche le famiglie affiliate all’Isis, che proprio in questi campi si stanno riorganizzando.  

Sara Montinaro, in questa lunga e approfondita intervista video, ci conduce in un viaggio nella banalità del male, anche attraverso le parole delle donne dell’Isis, tra loro pure un’italiana, che vivono in questi campi.  

Giù le mani dai centri antiviolenza: i tentativi istituzionalisti e securitari di strapparli al movimento delle donne

Fondamentale acquisizione del movimento delle donne dal basso, per salvarsi la vita e proteggersi dalla violenza soprattutto domestica, oggi i centri antiviolenza subiscono una crescente pressione verso l’istituzionalizzazione e l’irreggimentazione in chiave securitaria e assistenzialista. Tanto che ai bandi per finanziarli accedono realtà persino sfacciatamente pro-patriarcali come i gruppi ProVita o altre congreghe di tipo religioso.

Contro l’“onnipresente violenza”: la lotta in poesia delle femministe russe

Una nuova generazione di femministe russe, oggi quasi tutte riparate all’estero dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, sta svelando attraverso un nuovo uso del linguaggio poetico il trauma rappresentato per le donne dalla violenza maschile, all’interno di una società patriarcale come quella russa che, con il pieno avallo dello Stato, ritiene lo spazio domestico e chi lo abita soggetti al dominio incontrastato dell’uomo. La popolarità della loro poesia e del loro impegno testimonia la reattività della società russa, nonostante la pesante militarizzazione.