Democrazia, maggioranze e governabilità: la regola di Condorcet e il caso italiano

La soluzione al problema dell’assenza di una maggioranza in società fortemente conflittuali andrebbe cercata non nell’adozione di un sistema elettorale che garantisca comunque una maggioranza, ma nell’adozione di procedure parlamentari che consentano di governare efficacemente anche in assenza di una maggioranza.

L’eventualità della assenza di una maggioranza stabile in Parlamento è un problema molto serio per i politologi (e per i politici), sia dal punto di vista positivo che da quello normativo. E naturalmente questo problema diventa particolarmente grave quando nel paese non esiste una coalizione maggioritaria di opinioni, ovvero, semplificando un po’, quando un’elezione proporzionale non produrrebbe una maggioranza sufficientemente omogenea per governare in modo efficace. Alcuni hanno suggerito, e suggeriscono, di risolvere questo problema adottando un sistema elettorale che produca comunque una maggioranza, vincolando opportunamente le scelte degli elettori. Ma se la società è complessa e articolata questo approccio è rischioso, e lo è tanto di più quanto più la società è divisa (su ciò torneremo). 

La creazione di maggioranze artificiali dovrebbe essere non una prassi corrente, ma una extrema ratio emergenziale da adottare in assenza di altre alternative. Qui suggerisco che la soluzione del problema della possibile assenza di una maggioranza in società fortemente conflittuali andrebbe cercata non tramite l’adozione di un sistema elettorale che garantisca comunque una maggioranza, ma tramite l’adozione di procedure parlamentari che consentano di governare efficacemente anche in assenza di una maggioranza. A un possibile esempio, dotato di basi teoriche molto solide, è dedicato questo articolo. 

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