DIALOGHI SOPRA I MASSIMI SISTEMI D’IMPRESA
1: Consumatore sovrano e neutralità tecnologica: miti o certezze?
Dialogo tra Pierfranco Pellizzetti e l’avvocato d’affari Matteo Bonelli.
2: Autunno del ciclo economico: retoriche e conflitti
Dialogo tra Pierfranco Pellizzetti e Giovanni di Corato, CEO di Amundi Real Estate SGR.
Caro Professor Gozzi[1],
«Questa ipotesi secondo cui una selezione naturale senza
impedimenti conduce al progresso è solo una delle due
che, interpretate alla lettera, sono diventate i pilastri del
laissez-faire, l’altra è l’efficacia anzi, la necessità dell’
arricchimento personale illimitato come incentivo»[2].
John Maynard Keynes
«Per quanto la governance di un’impresa privata possa
risultare disorganica, il suo sistema di relazioni – che si
fonda essenzialmente sui diritti di proprietà, libertà e
iniziativa economica – preme costantemente per renderla
più efficiente. Ciò non accade nel settore pubblico»[3].
Matteo Bonelli
Capitale paziente, capitale impaziente
In un nostro recente scambio di opinioni, lei propugnava con decisione il concetto che la riconversione industriale al green avverrà in quanto trainata da deliberate strategie aziendali o non sarà: «l’industria è già da tempo in marcia sul cammino della transizione energetica. Anche se gli uomini “del fare” non sono troppo attrezzati mentalmente “al dire”. Quel dire capace di spiegare alla pubblica opinione la desiderabilità del ruolo dell’impresa. Chi lo sa che oggi l’elettrosiderurgia emette CO2 dieci volte meno delle lavorazioni tradizionali (altoforno) e che sta funzionando come la più grande macchina al servizio dell’economia circolare?».
Vorrei partire da questa sua affermazione visto che, come vecchio e inveterato industrialista ne sarei affascinato, mentre – da pervicace critico della concreta fenomenologia del comando manageriale-padronale – continuo a nutrire profondi dubbi al riguardo. Lo dico mentre mi risuonano ancora nelle orecchie le ormai antiche parole (1984) di un intellettuale francese che (se posso permettermi) dovrebbe appartenere al suo stesso campo politico-culturale liberal-socialista – Alain Minc – il quale dichiarava che «il capitalismo si nutre dello squilibrio permanente. Per cui identificarlo con l’intangibilità dell’ordine sociale è un sofisma di destra, mentre votarlo a morte naturale risulta un sofisma di sinistra»[4].
Il problema – semmai – è quali siano le aspettative ragionevoli che possiamo formulare nei confronti del capitale, nella sua duplice natura pubblica e privata. A prescindere dalla presa d’atto che oggi – e da almeno un quattro decenni, dalla svolta NeoLib/NeoCon tha…