Una vita a impatto zero / Seconda puntata (PODCAST)

L’Italia a livello mondiale è tra i Paesi più attenti allo spreco alimentare, una piaga estremamente impattante sul benessere del nostro pianeta e degli esseri umani. Imparare a vivere a impatto zero significa anche ripensare ai propri consumi e rivedere le abitudini domestiche. Con Giada Pari analizziamo alcuni dati importanti relativi al nostro Paese e le strade che possiamo percorrere.

Nella prima puntata legata al tema della ecosostenibilità abbiamo visto quanto sia importante rivedere le nostre abitudini e partire anche dalle nostre tavole. Imparare a vivere a impatto zero significa anche partire dal basso, ripensare ai propri consumi e rivedere le abitudini domestiche.

Non è più solo una questione di riciclo e recupero sostenibile dei materiali di imballaggio, ma la differenza possiamo farla iniziando a ridurre anche lo spreco alimentare, una problematica che non può più lasciare indifferenti.

Per la prima volta nel 2019 l’Italia ha potuto fornire il primo studio dedicato allo spreco alimentare nel nostro Paese, all’interno del progetto Reduce promosso dal dipartimento di Scienze e Tecnologie agro alimentari dell’Alma Mater Studiorum di Bologna e finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Si tratta della prima rilevazione in Italia coerente con la metodologia proposta dalla Commissione Europea e che porta alla luce dati pesanti: uno spreco di cibo procapite di 27.5 kg annui che ha visto un piccolo, seppur importante decremento nei mesi di lockdown dovuti alla pandemia.

Con Giada Pari – insieme alla dottoressa Ludovica Principato, docente all’università degli Studi Roma Tre e consulente scientifica per la sostenibilità, e ad Adolfo Villafiorita, tra gli ideatori di Bring the food, app contro lo spreco alimentare – analizziamo i dati e le proposte concrete che il nostro Paese sta mettendo in atto per abbattere lo spreco.

Ascolta “Vita a impatto zero / Seconda puntata” su Spreaker.

La libertà accademica negata dal fanatismo filo-israeliano tedesco. Intervista a Nancy Fraser

A Nancy Fraser è stato impedito di tenere un ciclo di conferenze all’Università di Colonia. Sebbene il tema designato fosse il lavoro nella società capitalista, alla filosofa è stato proibito di parlare per aver firmato la dichiarazione “Philosophy for Palestine”. Una violazione della libertà accademica frutto di quello che Susan Neiman ha definito il “maccartismo filosemita” della Germania, Paese in cui ormai ogni voce critica nei confronti di Israele viene messa sistematicamente a tacere.

Nuova questione morale: la sinistra e il fantasma di Berlinguer

A sinistra si continua a citare Berlinguer e a sbandierare il tema della questione morale. Ma i recenti fatti che hanno travolto la giunta regionale di Michele Emiliano ci ricordano che nel sistema Italia il marcio è diffuso ovunque, a partire dalle realtà locali. Non si può risanare tutto il sistema politico nel suo complesso ma a sinistra ci si può impegnare partendo da casa propria, cercando di costruire un nuovo autentico soggetto progressista anziché puntare ai “campi larghi”.