Da Genova a oggi: “Quel movimento c’è ancora, ma con nuovi compagni di strada”. Intervista a Giuseppe De Marzo

Viaggio all’interno del movimento, tra percorsi rilanciati e derive “governiste”. De Marzo, oggi responsabile Politiche Sociali di Libera, ricostruisce venti anni di storia “in basso a sinistra”. Tra chi è ancora in prima linea e chi ha preferito una carriera diversa, tradendo in primo luogo s stesso.

Vent’anni. Genova è per molti un brutto ricordo. Per tanti, l’inizio di un percorso che ha portato al centro del dibattito politico temi ancora attuali. Il G8 del 2001, però, è anche quel senso di ciò che poteva essere e non è stato. Giuseppe De Marzo, economista, attivista e scrittore, ha lavorato per dieci anni sul campo con i movimenti sociali latinoamericani al fianco delle popolazioni indigene e rurali. Nel 2002 viene arrestato in Ecuador per le sue attività contro le multinazionali petrolifere. È stato tra i promotori del referendum per l’acqua pubblica del giugno 2011. Oggi lavora con don Ciotti ed è responsabile per le Politiche Sociali di Libera e coordinatore della Rete dei Numeri Pari. Con lui ripercorriamo la strada che da Genova ci ha portato all’oggi.

Cosa ti porti dietro dell’esperienza di Genova di venti anni fa?
La consapevolezza della necessità di costruire un altro modello economico e culturale. Una consapevolezza, oggi, resa ancora più forte dalla relazione tra la pandemia e il collasso climatico; dalla perdita di biodiversità che ci espone a rischi per la nostra salute mai visti; dall’insostenibilità ambientale, sociale e culturale del modello economico capitalista che rende le nostre vite precarie. Mi porto dietro l’ansia di non aver fatto abbastanza, venti anni fa, per spiegare tutto questo. Forse non ci siamo interrogati a sufficienza su quanto fosse importante alimentare un’altra cultura, non solo contestare il modello. Oggi sappiamo che se vogliamo garantire la nostra dignità e il nostro futuro come specie umana dobbiamo riconoscere le relazioni e le connessioni con tutte le altre entità viventi, da cui le nostre vite dipendono. Dobbiamo invertire il processo di mercificazione e oggettivizzazione della vita portato avanti dal mod…

Nonostante Platone, Adriana Cavarero smaschera l’ordine patriarcale

Adriana Cavarero ha dedicato la sua esistenza a decodificare il linguaggio della rappresentazione, non solo per il piacere necessario della decostruzione, quanto anche e soprattutto per proporre un nuovo pensiero del femminile, “un immaginario di speranza” che, dall’analisi del passato e dalla critica del presente, lanci lo sguardo verso il futuro, un futuro che indichi rapporti nuovi e diversi.

Fosse Ardeatine, 80 anni dall’eccidio. Intervista a Michela Ponzani

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani gappisti compiva l’attentato di via Rasella, a cui il giorno dopo gli occupanti tedeschi risposero con la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Un legittimo atto di Resistenza a cui fece seguito un massacro deliberato. Eppure, nell’Italia attuale, in cui una parte non solo della società ma anche delle istituzioni non si riconosce nei valori e nell’eredità dell’antifascismo, tali eventi sono ancora oggetto di contesa. La ricostruzione della storica Michela Ponzani non lascia però spazio a nessuna tendenziosa ambiguità.

L’accordo fra Unione Europea ed Egitto è già un fallimento

L’Egitto è un Paese al collasso in cui, oltre alla povertà endemica, fra gli abitanti cova ancora sotto la cenere il fuoco della rivoluzione. Gli accordi stretti con il governo italiano servono ad Al Sisi per cercare di mantenere il controllo, ma rischiano per molti versi di peggiorare la situazione del Paese. L’Europa, in questo quadro, prosegue con la sua solita politica miope: pretendere di fermare i flussi umani favorendo le dittature e i loro metodi violenti e persecutori.