Ferraris: “Non siamo schiavi della tecnologia, ma suoi padroni”

“La tecnica non è alienazione ma rivelazione dell’umano”. Nel suo ultimo libro (“Documanità. Filosofia del mondo nuovo”, Laterza) Maurizio Ferraris smonta molti dei luoghi comuni sul rapporto fra esseri umani e tecnologia. E invita a governare dei cambiamenti che, oltre a essere inevitabili, sono anche auspicabili.

Lavorare per gli algoritmi / Prima puntata (PODCAST)

Nel “lavoro di piattaforma” in aziende come Amazon e Deliveroo tempi e retribuzione sono decisi da algoritmi. Tra precarietà e nuove forme di sfruttamento, le testimonianze di lavoratori ed esperti del settore: “Serve un nuovo contratto sociale per tutelare di più i lavoratori”.

Indro Montanelli: un pessimo storico e un giornalista disonesto

A vent’anni dalla sua morte è tempo di ammettere che Indro Montanelli non merita in alcun modo la fama bipartisan di cui gode. Con una costante e sistematica manipolazione di storia e cronaca Montanelli ha alterato la memoria storica del nostro Paese, contribuendo in maniera determinante a normalizzare l’ideologia fascista.

Dai villaggi dell’India alle metropoli della Corea del Sud: è l’Asia il vero laboratorio del reddito di base

“Uno strumento di emancipazione per le persone in condizioni di povertà e di insicurezza economica”. Nella quarta puntata del nostro reportage sul reddito di base nel mondo le sperimentazioni in corso nel continente asiatico: dai villaggi rurali del Madhya Pradesh allo Stato del Bengala Occidentale in India, fino al dibattito sulla proposta di reddito nazionale in Corea del Sud.

Spettatori iperconnessi. La fruizione culturale al tempo del virtuale

“Grazie alle tecnologie interattive entriamo dentro lo spettacolo e torniamo a usare il nostro corpo, ritrovando tutti i sensi”. Un’intervista al sociologo Derrick de Kerckhove tratta dal volume “Postpubblico. Lo spettatore culturale oltre la modernità”, in questi giorni in libreria per Mimesis edizioni.

Breivik e i suoi apostoli: a dieci anni dalla strage di Utoya

La violenza assassina a cui abbiamo assistito a Utoya il 22 luglio 2011 e poi in decine di episodi simili – un “jihadismo ariano” che ha tutti i segni della brutalità scatenata da ragioni religiose – ha fatto ampio uso della Rete per diffondere il proprio Vangelo del terrore. Una minaccia eversiva alimentata anche dalla contiguità con l’estrema destra europea e dalla colpevole indifferenza delle piattaforme digitali.