Dai villaggi dell’India alle metropoli della Corea del Sud: è l’Asia il vero laboratorio del reddito di base

“Uno strumento di emancipazione per le persone in condizioni di povertà e di insicurezza economica”. Nella quarta puntata del nostro reportage sul reddito di base nel mondo le sperimentazioni in corso nel continente asiatico: dai villaggi rurali del Madhya Pradesh allo Stato del Bengala Occidentale in India, fino al dibattito sulla proposta di reddito nazionale in Corea del Sud.

Prima parte: Il reddito di base negli Usa, soluzioni locali a un problema globale

Seconda parte: dal Brasile all’intero Sudamerica?

Terza parte: il reddito di base in Africa, da aiuto caritatevole a scintilla di sviluppo

India. 2012. Il più grande sindacato di donne al mondo, il SEWA (Self Employment Women Association), con il contributo dell’Unicef, ha dato vita a un progetto di reddito di base in venti villaggi rurali del Madhya Pradesh. In otto di questi, tutti gli abitanti hanno ricevuto un “assegno” mensile di 200 rupie, 100 per i bambini. Condizione per ricevere il denaro? Nessuna. Tre anni dopo, nel 2015, la casa editrice Bloomsbury ha pubblicato un libro dal titolo “Basic Income a trasformative policy in India” a cura di Sarath Davala, Renana Jhabvala, Soumya Kapoor Mehta e Guy Standing, i coordinatori del progetto pilota. “Si può dare un reddito di base come diritto?” la domanda alla base della sperimentazione – e del libro. Considerazione finale: “Esaminando l’impatto sulla salute, la nutrizione, l’istruzione, l’attività economica, sulle donne e sulle persone con disabilità” è emerso che “oltre ad avere un effetto di emancipazione per le persone in condizioni di povertà e di insicurezza economica” il reddito di base incondizionato è stato un “vero e proprio strumento di trasformazione”.

Nei 18 mesi di sperimentazione non sono solo migliorate le condizioni nutrizionali e la qualità delle cure mediche, non è solo aumentata la partecipazione dei bambini ai programmi di istruzione, ma grazie al reddito di base c’è stato “un incremento delle attività produttive con l’avvio di nuove economie”. Attraverso le casse comuni in cui gli abitanti hanno investito una quota parte del reddito di base per l’acquisto di strumentazioni per il lavoro nelle cooperative (tessili, edili, agricole) sorte in quei mesi. Due anni dopo la pubblicazione del libro, il governo indiano ha avviato uno studio volto a implementare il reddito di base nell’intero Paese e, sempre nel 2017, il SEWA ha organizzato una conferenza internazionale per il reddito di base il cui focus era il “reddito di base destinato alle donne”.

Da questa sperimentazione si è innescato un dibattito che ha coinvolto l’intero Paese portando lo scorso aprile, Mamata Banerjee, dal 2016 Primo ministro del Bengala Occidentale, a proporre un re…

Israele, la memoria dell’Olocausto usata come arma

La memoria dell’Olocausto, una delle più grandi tragedie dell’umanità, viene spesso strumentalizzata da Israele (e non solo) per garantirsi una sorta di immunità, anche in presenza di violenze atroci come quelle commesse a Gaza nelle ultime settimane. In questo dialogo studiosi dell’Olocausto discutono di come la sua memoria venga impiegata per fini distorti, funzionali alle politiche degli Stati, innanzitutto di quello ebraico. Quattro studiosi ne discutono in un intenso dialogo.

Libano, lo sfollamento forzato e le donne invisibili

La disuguaglianza di genere ha un forte impatto sull’esperienza dello sfollamento di massa seguito alla guerra nel Libano meridionale. Tuttavia, la carenza di dati differenziati rischia di minare l’adeguatezza degli aiuti forniti e di rendere ancora più invisibile la condizione delle donne, che in condizioni di fuga dalla guerra sono invece notoriamente le più colpite dalla violenza e dalla fatica del ritrovarsi senza casa e con bambini o anziani a cui prestare cure.

Come il fascismo governava le donne

L’approccio del fascismo alle donne era bivalente: da un lato mirava a riportare la donna alla sua missione “naturale” di madre e di perno della famiglia, a una visione del tutto patriarcale; ma dall’altro era inteso a “nazionalizzare” le donne, a farne una forza moderna, consapevole della propria missione nell’ambito dello Stato etico; e perciò a dar loro un ruolo e una dimensione pubblica, sempre a rischio di entrare in conflitto con la dimensione domestica tradizionale. Il regime mise molto impegno nel disinnescare in tutti i modi questo potenziale conflitto, colpendo soprattutto il lavoro femminile. Ne parla un libro importante di Victoria de Grazia.