120 anni di socialismo negli Stati Uniti

Il 29 luglio 1901 ad Indianapolis nasceva il Socialist Party of America. Centoventi anni dopo al Congresso c’è una pattuglia di deputati eletti che si autodefiniscono democratici-socialisti e il 50% dei giovani americani tra i 18 e i 29 anni ha un’impressione positiva del socialismo.

Nelle elezioni del 2020 Donald Trump ha abilmente sfruttato la paura del “socialismo” per ottenere enormi consensi in posti come la Florida o l’Oklahoma: nel distretto congressuale di Markway Mullin, un deputato repubblicano dell’Oklahoma, ha vinto con il 76% dei voti contro il 22% a Joe Biden. Nella contea di Campbell, in Wyoming, Trump ha ottenuto l’87%. I suoi spot elettorali contro i democratici, accusati di essere socialisti simili a Hugo Chavez, evocavano lo spettro di un’America ridotta come Cuba o il Venezuela se Biden fosse stato eletto.

Non ha funzionato, Joe Biden è presidente e nel cimitero di Terre-Haute (Indiana) c’è la tomba di un signore che, se esiste un paradiso dei lavoratori (in cui lui certamente non credeva) è sicuramente lì che se la ride in compagnia di Marx ed Engels: Eugene Debs.

Sì perché Debs, morto nel 1926, è stato l’unico politico americano a presentarsi per ben cinque volte alle elezioni presidenziali, l’unico a presentarsi sotto la bandiera del Socialist Party of America e l’unico ad aver fatto campagna elettorale dalla cella di una prigione federale, ricevendo quasi un milione di voti, nel 1920. Debs si era presentato anche nel 1900, nel 1904, nel 1908 e nel 1912, quando aveva ottenuto il 6% dei voti.

Di questi tempi lo spirito di Debs, arrestato e condannato per essersi opposto all’ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale, nel 1917, dev’essere allegro perché quest’anno ricorre il 120° anniversario della fondazione del partito e c’è una pattuglia di deputati eletti al Congresso, che si autodefiniscono democratici-socialisti. Provengono da luoghi come il Bronx e il Queens (Alexandria Ocasio-Cortez), la periferia nord di New York (Jamaal Bowman), Detroit (Rashida Tlaib) e St Louis (Cori Bush). Chicago vanta un caucus socialista nel suo consiglio…

Nonostante Platone, Adriana Cavarero smaschera l’ordine patriarcale

Adriana Cavarero ha dedicato la sua esistenza a decodificare il linguaggio della rappresentazione, non solo per il piacere necessario della decostruzione, quanto anche e soprattutto per proporre un nuovo pensiero del femminile, “un immaginario di speranza” che, dall’analisi del passato e dalla critica del presente, lanci lo sguardo verso il futuro, un futuro che indichi rapporti nuovi e diversi.

Fosse Ardeatine, 80 anni dall’eccidio. Intervista a Michela Ponzani

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani gappisti compiva l’attentato di via Rasella, a cui il giorno dopo gli occupanti tedeschi risposero con la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Un legittimo atto di Resistenza a cui fece seguito un massacro deliberato. Eppure, nell’Italia attuale, in cui una parte non solo della società ma anche delle istituzioni non si riconosce nei valori e nell’eredità dell’antifascismo, tali eventi sono ancora oggetto di contesa. La ricostruzione della storica Michela Ponzani non lascia però spazio a nessuna tendenziosa ambiguità.

L’accordo fra Unione Europea ed Egitto è già un fallimento

L’Egitto è un Paese al collasso in cui, oltre alla povertà endemica, fra gli abitanti cova ancora sotto la cenere il fuoco della rivoluzione. Gli accordi stretti con il governo italiano servono ad Al Sisi per cercare di mantenere il controllo, ma rischiano per molti versi di peggiorare la situazione del Paese. L’Europa, in questo quadro, prosegue con la sua solita politica miope: pretendere di fermare i flussi umani favorendo le dittature e i loro metodi violenti e persecutori.