Il triste dibattito italiano sul Reddito di Cittadinanza

Mentre, come raccontato nelle puntate sul reddito di base nel mondo, a livello globale si susseguono sperimentazioni e studi su una misura di welfare universale e incondizionata, nel nostro Paese il dibattito è incagliato su furbetti e imprenditori che non trovano forza lavoro.

Prima parte: Il reddito di base negli Usa, soluzioni locali a un problema globale

Seconda parte: dal Brasile all’intero Sudamerica?

Terza parte: il reddito di base in Africa, da aiuto caritatevole a scintilla di sviluppo

Quarta parte: Dai villaggi dell’India alle metropoli della Corea del Sud: è l’Asia il vero laboratorio del reddito di base

Cosa si intende per reddito di base incondizionato? Il reddito di base “incondizionato” non è accompagnato dalla richiesta di alcun requisito ai beneficiari. Viene erogato senza obbligo di lavorare o dimostrare la volontà di lavorare.

Perché il reddito di base dovrebbe essere incondizionato? Il reddito di base, per usare le parole di Conor Hunter (Basic Income Network Scotland), “garantisce un diritto umano”. Ogni individuo ha diritto a uno standard di vita adeguato alla salute e al benessere di sé stesso e della sua famiglia, compresi cibo, vestiario, alloggio, assistenza medica e servizi sociali necessari e diritto alla sicurezza sociale ed economica in caso di disoccupazione, malattia, disabilità, vedovanza, vecchiaia o per altra mancanza di mezzi di sussistenza in circostanze al di fuori del suo controllo. I diritti umani sono inalienabili e pertanto qualsiasi sistema in atto per proteggere o fornire questi diritti non dovrebbe comportare condizioni.

Il reddito di base offre libertà al destinatario. Porre condizioni sulla ricezione del reddito di base significa che non è più un pagamento che conferisce al destinatario i diritti e la libertà associati all’idea stessa della misura; il pagamento diventa quindi un incentivo a controllare l’individuo a comportarsi in un certo modo (a cercare o a svolgere un lavoro, per esempio). “Solo rivendicando incondizionalità all’interno della definizione di Reddito di Base”, sottolinea ancora Conor Hunter, “possiamo essere sicuri che esso garantisca libertà e diritti a tutti; e non potrà essere strumentalizzato per riprodurre meccanismi di potere o ridurre la libertà e i diritti degli individui”.

Non staremo qui a discutere o a ricostruire cosa è accaduto negli ultimi venti anni: sarebbe l’ennesimo viaggio tra le crisi. Quello su cui è utile mettere l’accento è come nei primi venti anni del nuovo secolo sia emerso con forza il reddito di base come “una delle proposte in grado di off…

Orlando Figes e la copertina di Storia della Russia

Orlando Figes: “La società russa non coincide né con i miti di Putin, né con gli schemi dell’intelligencija liberale”

“Storia della Russia. Mito e potere da Vladimir II a Vladimir Putin” di Orlando Figes racconta in che modo la propaganda e il regime di Stato riscrivono la storia della Russia in base ai miti del potere, presentandola in questo modo sia ai russi, sia al mondo esterno. Ma la società russa, spiega lo studioso in questa intervista, non coincide con lo Stato né con la sua propaganda. E però, come dimostrano il protagonismo contadino durante i secoli e l’esperienza rivoluzionaria del 1917, nella sua autodeterminazione democratica non coincide neanche con il modello liberale e occidentalista auspicato dall’intelligencija, la quale a sua volta sconta uno scollamento sempre più forte dalla società.

Gli (infruttuosi) tentativi vaticani di contrastare l’ateismo

Fra i nemici principali della Chiesa cattolica c’è certamente l’ateismo, che i diversi papi – da Pio XII fino a Francesco – hanno cercato di combattere con strade diverse: facendo leva sui Paesi fuori dall’Europa, identificando nel comunismo ateo il male o tentando la strada del dialogo come nel caso del Cortile dei Gentili del cardinale Ravasi. Ma le strategie si sono rivelate tutte inefficaci.

Governo Sánchez in Spagna. Sánchez e Iglesias alla Moncloa

In Spagna si gioca il futuro della sinistra europea

Nonostante anni molto complicati, fra crisi pandemica e guerra, il governo Sánchez in Spagna, sostenuto esclusivamente da forze di sinistra, ha dimostrato che è possibile realizzare politiche progressiste, a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. Un bilancio.