I missili Jupiter
Quando si tenne la prima marcia Perugia-Assisi, avevo tre anni. Di quel 1961 ricordo che abitavo a Taranto e, davanti a casa mia, c’era una famiglia di militari americani arrivati da poco. Marito, moglie e un bambino con i capelli biondi. Venivano dagli Stati Uniti per ragioni a noi ignote. Io cercavo di giocare con il bambino americano biondo. Aveva giocattoli molto più belli dei miei. Ma i suoi genitori non lo facevano uscire di casa. Un giorno lo picchiarono perché aveva giocato con me. Tanta severità non ce la sapevamo spiegare. Era come se avessero eretto un’inspiegabile cortina di silenzio e di riservatezza. Ma poi, quaranta anni dopo, fu tutto più chiaro. Vennero desecretati i documenti che spiegavano quella presenza di soldati americani a Taranto e in Puglia. Che facevano esattamente e perché erano venuti da noi? Erano arrivati dagli Stati Uniti per installare trenta missili Jupiter a testata nucleare in dieci basi segrete. Ognuno di quei missili aveva una potenza cento volte superiore a quella di Hiroshima. Quattro di quelle testate nucleari furono colpite in pieno da fulmini e due rischiarono di esplodere. Manca oggi dai libri di storia questo terribile dettaglio da cui è dipesa la mia vita e la vita di tante persone. Le postazioni di quei missili, smantellati dopo la crisi di Cuba, sono ancora visibili. Su PeaceLink ne abbiamo fatto la mappa con le coordinate satellitari perché sulle Google Maps è possibile ancora individuarne le tracce.
La marcia Perugia Assisi del 1961 e la mobilitazione degli intellettuali
Quei missili c’erano quando fu fatta la prima Marcia Perugia-Assisi nel 1961. Nell’Italia consapevole e progressista che partecipò a quella marcia si respirava un clima di lucida angoscia. Erano anni terribili. Un sottile e fragile filo collegava la vita delle persone alle grandi scelte delle superpotenze nucleari. Aldo Capitini, padre intellettuale e spirituale della nonviolenza in Italia, fu l’ideatore di una marcia di speranza. Il merito dell’iniziativa fu quello di dare inizio a un nuovo movimento pacifista, ideologicamente indipendente dalle superpotenze, diverso da quello dei “partigiani della pace” egemonizzato dai comunisti subito dopo la seconda guerra mondiale. Il 1961 fu quindi l’avvio del primo movimento pacifista del dopoguerra realmente autonomo e indipendente, capace di esprimere una cultura della pace e della speranza a cui contribuirono personalità come don Lorenzo Milani, Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, Danilo Dolci. A fare da apripista era stato già don Primo Mazzolari. Quel movimento di i…