Femminicidi, la dipendenza negata

Per tentare di arginare l’uccisione di donne per mano di mariti, fidanzati e compagni, occorre riconoscere la dinamica psicologica comune che conduce a questi crimini: l’incapacità, da parte dell’uomo, di accettare la separazione e di tollerare la dipendenza psicologica fino ad allora negata.

Nel nostro paese, mentre ci si indigna doverosamente per la condizione delle donne afgane e per la mattanza di delfini in Danimarca, non riusciamo ad arginare l’uccisione di donne per mano di mariti, fidanzati, compagni.

Le statistiche in questo campo sono sfuggenti e contraddittorie, davvero non so dedurre se e quanto la violenza di genere sia in aumento o se si tratti piuttosto di un venire alla luce di fattacci che prima non raggiungevano le prime pagine della cronaca; né ho avuto a disposizione tabelle comparabili per il metodo di raccolta di dati che consentano di sapere quale sia l’andamento dei femminicidi in Italia rispetto a quelli di altre nazioni. Non è comunque questo l’elemento che suscita oggi il mio interesse; perché quale che sia la cifra complessiva, non riesco a capacitarmi della modalità ripetitiva e assurda del crimine, che vede uomini incapaci di accettare l’abbandono da parte di una donna e che con cieca determinazione la vogliono punire con la morte, concludendo talvolta il tragico copione con un suicidio (non sempre riuscito).

Certo ci sono anche molte variazioni. Dagli elementi che ho raccolto in modo artigianale nel corso di questi mesi, vediamo che l’età degli assassini oscilla dai 17 ai 60 anni e più, così come varia l’età delle vittime, giovanissime o anziane. Talora si tratta di rapporti brevi, addirittura inesistenti se non nella mente dell’uomo; altre volte di lunghi anni di unione e convivenza. Le condizioni economiche, le aree geografiche, i contesti sociali e culturali di appartenenza sono molteplici. Non mi sembrano però fattori rilevanti. Credo che siano invece più importanti e rivelatori gli elementi comuni della dinamica psicologica che conduce alla tragedia. A scatenare la violenza dell’uomo è il momento nel quale la donna dichiara un ‘no’ alla pretesa di mantenere un legame.

Un primo paradosso è che molti di questi uomini assassini sono nati e cresciuti dopo gli anni ‘70 e ‘80; non quindi in un retrivo clima di repressione, ma da genitori che hanno conosciuto e sia pure in diversa misura usufruito de…

Il maschilismo dei dati

La gran parte delle decisioni negli ambiti più disparati oggi viene presa a partire dai dati. Dati che però nella stragrande maggioranza riguardano solo ed esclusivamente gli uomini.

Le radici biologiche del linguaggio umano

Studiare da un punto di vista evolutivo il linguaggio umano è un’operazione estremamente complessa poiché, a differenza di altri tratti biologici, dipende da strumenti nervosi e anatomici che non fossilizzano e non lasciano tracce. Ma lo studio del canto degli uccelli ci fornisce un prezioso strumento comparativo per perseguire tale scopo.

La crisi della sinistra e il problema della proprietà

Abbandonando il tema del lavoro appiattendosi su posizioni monetariste, la sinistra ha rinunciato anche ad affrontare propriamente il tema della proprietà. Riguardo quella pubblica, per allontanarsi dal nazionalismo comunista sovietico, ha osteggiato ogni forma di demanializzazione e nazionalizzazione dei beni e delle produzioni, favorendo privatizzazioni, svendite degli assets economici prioritari a tutto danno del Paese e a favore di grandi potenze multinazionali. Ma la gestione condivisa dei beni collettivi non può essere trasferita alla sfera privata.