Esercito europeo: braccio armato del neoliberalismo tra nazionalismo francese e atlantismo

I cambiamenti nello scenario internazionale hanno riacceso il dibattito sull’Unione europea della difesa. Emancipata dagli Stati Uniti come vorrebbe Parigi oppure ancora sotto l’ala della Nato come si vorrebbe oltreoceano? Due strategie contrapposte ma identiche nel modo neoliberale di concepire la costruzione europea.

L’assetto geopolitico del mondo è da tempo alla ricerca di nuovi equilibri: quelli vecchi non rispecchiano più il ruolo assunto dalle potenze emergenti, così come il relativo riassetto della rete di relazioni alimentate dalle potenze consolidate. Ad agitare le acque è soprattutto la Cina, gigante economico planetario il cui contenimento è divenuto l’ossessione prima degli Stati Uniti e la spinta a ridimensionare il loro interesse per la sorte di altre porzioni del pianeta. Con evidenti ripercussioni sull’agenda dell’Europa unita, nata e cresciuta come progetto atlantico[1] e per questo incapace di sviluppare visioni autonome circa la sua collocazione o ricollocazione nello scenario internazionale.

Sullo sfondo di queste trasformazioni si è tornati a discutere di Unione europea della difesa: una vecchia idea che ha tradizionalmente accompagnato il tentativo francese di esercitare una sua egemonia sul Vecchio continente, ora divenuta la parola d’ordine invocata anche dagli atlantisti. Le due strategie sono evidentemente contrapposte, ma del tutto assimilabili come articolazioni del modo neoliberale di concepire la costruzione europea.

Europa o Nato?

Il dibattito sull’Unione europea della difesa è stato da ultimo alimentato dalla disastrosa conclusione di uno fra i molti tentativi di esportare democrazia: il ritiro dall’Afghanistan deciso e attuato da Washington senza consultare gli alleati europei. Al dibattito ha partecipato la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel discorso annuale sullo stato dell’Unione, recentemente tenuto di fronte al Parlamento europeo. Lì ha parlato di “cooperazione in materia di intelligence”, ma anche di “piattaforme comuni europee, dai jet da combattimento ai droni e alla cibernetica”, e di “gruppi tattici o forse di intervento dell’Ue”: in altre parole di un esercito europeo o qualcosa che gli assomiglia molto. Il tutto da sviluppare nel contesto di un “vertice sulla difesa” da tenersi nel corso della Presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea[2], ovvero nella prima metà del prossimo anno.

Von der Leyen non intende met…

Orlando Figes e la copertina di Storia della Russia

Orlando Figes: “La società russa non coincide né con i miti di Putin, né con gli schemi dell’intelligencija liberale”

“Storia della Russia. Mito e potere da Vladimir II a Vladimir Putin” di Orlando Figes racconta in che modo la propaganda e il regime di Stato riscrivono la storia della Russia in base ai miti del potere, presentandola in questo modo sia ai russi, sia al mondo esterno. Ma la società russa, spiega lo studioso in questa intervista, non coincide con lo Stato né con la sua propaganda. E però, come dimostrano il protagonismo contadino durante i secoli e l’esperienza rivoluzionaria del 1917, nella sua autodeterminazione democratica non coincide neanche con il modello liberale e occidentalista auspicato dall’intelligencija, la quale a sua volta sconta uno scollamento sempre più forte dalla società.

Gli (infruttuosi) tentativi vaticani di contrastare l’ateismo

Fra i nemici principali della Chiesa cattolica c’è certamente l’ateismo, che i diversi papi – da Pio XII fino a Francesco – hanno cercato di combattere con strade diverse: facendo leva sui Paesi fuori dall’Europa, identificando nel comunismo ateo il male o tentando la strada del dialogo come nel caso del Cortile dei Gentili del cardinale Ravasi. Ma le strategie si sono rivelate tutte inefficaci.

Governo Sánchez in Spagna. Sánchez e Iglesias alla Moncloa

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Nonostante anni molto complicati, fra crisi pandemica e guerra, il governo Sánchez in Spagna, sostenuto esclusivamente da forze di sinistra, ha dimostrato che è possibile realizzare politiche progressiste, a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. Un bilancio.