Come usare internet e vivere felici

Dal sottrarsi alle strategie di ‘gamification’ dell’esistenza alla necessaria complementarità tra uomo e macchina. Cinque massime d’esperienza per vivere al meglio il nostro rapporto con l’ambiente digitale. Un estratto dal volume “Ecologia della rete” di Mauro Barberis (Mimesis, 2021).

Nella conclusione di qualsiasi libro dedicato alle ICT fanno fatalmente capolino norme o consigli per convertirci da schiavi in padroni della tecnica [1]. Come se, ancora una volta, il problema fosse la tecnologia e non, piuttosto, il rapporto fra noi e il nostro ambiente digitale. Nel caso di libri scritti da giuristi, poi, di solito si parte da principi generalissimi (dignità umana, libertà individuali, non discriminazione…) e si arriva a regole specifiche per la rete: diritto di accesso, tutela dei dati, formazione digitale [2]…

Il problema è che tutte queste norme, di cui fra trattati, regolamenti europei, costituzioni e leggi nazionali c’è ormai persino abbondanza, rischiano di restare lettera morta sinché non sono incorporate negli algoritmi, divenendo auto-applicative (selfenforcing) [3]. Più che di principi, poi, c’è bisogno di politiche (policies), regole tecniche, buone pratiche, massime d’esperienza… Qui formulo cinque massime d’esperienza, che mimano, parodiandola, la manualistica su come comportarsi per vivere felici.

Una massima d’esperienza è un’osservazione relativa a quanto avviene di solito, invocata a supporto di conclusioni normative. Siamo dunque sul confine fra il terreno calpestato sin qui – l’ecologia della rete, meramente cognitiva – e l’ecologismo, valutativo o normativo. Una risposta, comunque, a quanti, ancora nel 2021, sostengono che chi usa quotidianamente il digitale non dovrebbe permettersi di criticarlo [4]. Tutto all’opposto: che credibilità avrebbe mai una critica delle ICT formulata da chi neppure le usa?

La prima massima d’esperienza prende atto della dipendenza dalla rete accelerata e capillarizzata dalla pandemia per raccomandare – specie con il ritorno a una normalità “nuova”, in cui nulla sarà più come prima – una sorta di dieta digitale [5]. È famo so, qui, l’invito rivoltoci da Jaron Lanier, un informatico della Silicon Valley, che parte dall’indicare dieci ragioni per cancellare subito tutti i propri account social, salvo LinkedIn, e poi ripiega sul suggerimento di procedere a periodi di disintossicazione di almeno sei mesi [6].

In effetti, i neuroscienziati ci ricordano che l’uso intensivo dei social produce dopamina e genera dipendenza, proprio come il consumo di dolci, droghe e gioco d’azzardo [7]. Il problema, d’altra parte, non sono più i social: dai quali, volendo, ci si può davvero disintossicare, e che al massimo producono sintomi di populismo. Il problema sono la stessa rete e l’IA, insomma le ICT. Qui la scelta ecologica o ecologista sarebbe non giungere mai al punto di dip…

Orlando Figes e la copertina di Storia della Russia

Orlando Figes: “La società russa non coincide né con i miti di Putin, né con gli schemi dell’intelligencija liberale”

“Storia della Russia. Mito e potere da Vladimir II a Vladimir Putin” di Orlando Figes racconta in che modo la propaganda e il regime di Stato riscrivono la storia della Russia in base ai miti del potere, presentandola in questo modo sia ai russi, sia al mondo esterno. Ma la società russa, spiega lo studioso in questa intervista, non coincide con lo Stato né con la sua propaganda. E però, come dimostrano il protagonismo contadino durante i secoli e l’esperienza rivoluzionaria del 1917, nella sua autodeterminazione democratica non coincide neanche con il modello liberale e occidentalista auspicato dall’intelligencija, la quale a sua volta sconta uno scollamento sempre più forte dalla società.

Gli (infruttuosi) tentativi vaticani di contrastare l’ateismo

Fra i nemici principali della Chiesa cattolica c’è certamente l’ateismo, che i diversi papi – da Pio XII fino a Francesco – hanno cercato di combattere con strade diverse: facendo leva sui Paesi fuori dall’Europa, identificando nel comunismo ateo il male o tentando la strada del dialogo come nel caso del Cortile dei Gentili del cardinale Ravasi. Ma le strategie si sono rivelate tutte inefficaci.

Governo Sánchez in Spagna. Sánchez e Iglesias alla Moncloa

In Spagna si gioca il futuro della sinistra europea

Nonostante anni molto complicati, fra crisi pandemica e guerra, il governo Sánchez in Spagna, sostenuto esclusivamente da forze di sinistra, ha dimostrato che è possibile realizzare politiche progressiste, a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. Un bilancio.