Verso la seconda rivoluzione digitale: il ruolo dei cittadini e l’assenza della politica

Dal metaverso di Facebook, oggi Meta, al riconoscimento biometrico fino al “capitalismo della sorveglianza”. Intervista a Carola Frediani, giornalista esperta di sicurezza digitale e autrice della newsletter “Guerre di rete”.

Cybersicurezza. Privacy. Diritti digitali. Intelligenza artificiale. Cybercrimine. Sorveglianza. Sono questi i temi di cui si occupa Guerre di rete, la newsletter curata da Carola Frediani, giornalista italiana che ha scritto per L’Espresso, Wired, Corriere della Sera, Sky.it e diverse altre testate.
Dopo l’analisi sul “metaverso“ per come è stato pensato da Mark Zuckerberg in vista della rivoluzione che sta attraversando Facebook, oggi Meta, a cura di Gianmichele Laino, direttore di Giornalettismo, continua l’approfondimento di MicroMega+ sul mondo digitale che verrà con una lunga intervista a Carola Frediani.

Partiamo dall’analisi della tua nicchia. Recentemente ci siamo confrontati in un panel sul mondo delle newsletter e, appunto, il giornalismo per le nicchie al Festival Glocal di Varese insieme ad Andrea Coccia di Slow News e a Marianna Bruschi, digital editor della Stampa. In questo momento storico, a tuo avviso, quali sono i temi di maggiore interesse per la tua nicchia di lettori?
Indubbiamente i social media sono un tema che, ormai da tempo, interessa molto i lettori che li frequentano o li usano per motivi professionali. Ma la cosa che più interessa i “miei” lettori è un certo tipo di taglio, di analisi e di discussione: chiedono approfondimenti sulle questioni che riguardano la privacy, sul ruolo dei social nella distribuzione delle notizie, sull’amplificazione della disinformazione e della misinformazione. In poche parole, sono interessati agli effetti che i social media hanno sulla società.

Un caso particolare?
Ricordate quando uscì Clubhouse? Ebbene, lì non erano interessati a “istruzioni” sul funzionamento del nuovo social network, a come ricevere il famoso invito per iscriversi sulla piattaforma, ma alla questione relativa alla privacy della nuova app (lo Stanford Internet Observatory rilevò alcune vulnerabilità di sicurezza informatica ma soprattutto dubbi legati all’effettiva protezione della privacy: secondo l’inchiesta la maggior parte dei dati veniva trasmessa a una società cinese, chiamata Agora, con sede a Shanghai e il cui compito finale è quello di fornire l’audio delle conversazioni al governo cinese, ndr).

E oggi, in particolare?
Sicuramente il tema del metaverso è trasversale tra addetti ai lavori e non perché colpisce l’immaginario delle persone, interessa sia il pubblico più giovane e i cosiddetti early adopter (coloro che sono sempre pronti a sperimentare le novità di mercato, si aggiornano, leggono e provano in prima persona, in anticipo rispetto agli altri consumatori, ndr), sia le persone meno addentro al mondo dei social che si interrogano su cosa comporterà una simile evoluzione dell’internet e come problemi ormai atavici come la privacy, la rivendita dei dati, la sicurezza, l’amplificazione dei discorsi d’odio, la disinformazione, l’assenza di trasparenza verranno affrontati nel metaverso. E ancora: a spaventare è la possibile amplificazione nel metaverso del rischio di dipendenza da smartphone o da particolari applicazioni, che deriva direttamente dai modelli di business adottati dalle compagnie tech.

Nelle ultime settimane ti sei occupata di temi che potremmo definire mainstream, dal metaverso, appunto, al controllo biometrico fino all’ormai storico down di Facebook dello scorso ottobre. Come scegli i temi di cui occuparti in ogni singola e-mail che invii ai tuoi lettori?
La scelta dei temi non ricalca mai quelle che potremmo definire “le notizie della settimana”, anzi, spesso ho trascurato anche grosse notizie perché, a mio avviso, sufficientemente coperte, analizzate e raccontate. Se non ho altro da dire, spiegazione semplice, non lo dico. Mi occupo d…

Israele, la memoria dell’Olocausto usata come arma

La memoria dell’Olocausto, una delle più grandi tragedie dell’umanità, viene spesso strumentalizzata da Israele (e non solo) per garantirsi una sorta di immunità, anche in presenza di violenze atroci come quelle commesse a Gaza nelle ultime settimane. In questo dialogo studiosi dell’Olocausto discutono di come la sua memoria venga impiegata per fini distorti, funzionali alle politiche degli Stati, innanzitutto di quello ebraico. Quattro studiosi ne discutono in un intenso dialogo.

Libano, lo sfollamento forzato e le donne invisibili

La disuguaglianza di genere ha un forte impatto sull’esperienza dello sfollamento di massa seguito alla guerra nel Libano meridionale. Tuttavia, la carenza di dati differenziati rischia di minare l’adeguatezza degli aiuti forniti e di rendere ancora più invisibile la condizione delle donne, che in condizioni di fuga dalla guerra sono invece notoriamente le più colpite dalla violenza e dalla fatica del ritrovarsi senza casa e con bambini o anziani a cui prestare cure.

Come il fascismo governava le donne

L’approccio del fascismo alle donne era bivalente: da un lato mirava a riportare la donna alla sua missione “naturale” di madre e di perno della famiglia, a una visione del tutto patriarcale; ma dall’altro era inteso a “nazionalizzare” le donne, a farne una forza moderna, consapevole della propria missione nell’ambito dello Stato etico; e perciò a dar loro un ruolo e una dimensione pubblica, sempre a rischio di entrare in conflitto con la dimensione domestica tradizionale. Il regime mise molto impegno nel disinnescare in tutti i modi questo potenziale conflitto, colpendo soprattutto il lavoro femminile. Ne parla un libro importante di Victoria de Grazia.