Una modesta proposta: l’ora di pornografia

Come affrontare il fenomeno, sempre più precoce, della dipendenza dei ragazzi dalla pornografia online? Invece di vietare il porno, rendendolo solo più arrapante – unico merito imperituro della morale confessionale – proviamo a fare il contrario: insegniamolo a scuola.

A voler aggiornare il bilancio 2021 di internet si rischia di generare uno di quegli inserti Green & Blue pieni di pubblicità ormai regolarmente inflitti dai giornaloni ai loro lettori: inserti che, fortunatamente, sono utilissimi a incartare il pesce. Peggio ancora, si rischia di produrre una sintesi di quelle riviste “di cultura”, tipo il Mulino, che si sentono obbligate a occuparsi pure loro di internet, per non dare adito a sospetti di obsolescenza. Oppure, visto che al peggio non c’è mai fine, si rischia di fornire altrettante slide sulla rivoluzione digitale in corso, scomparendo dinanzi al maestro indiscusso del genere, il President-maker anglo-saudita Matteo Renzi.

Se si volesse davvero aggiornare il bilancio digitale 2021, in effetti, il catalogo sarebbe questo. 1) Con pandemia, smart working & DAD, internet ha dilagato in ogni ambito della nostra vita. 2) I profitti esponenziali dei giganti della Silicon Valley non sono stati neppure lontanamente compensati dalle multe miliardarie inflitte loro, occasionalmente, dalle amministrazioni più smart. 3) Big Tech, dopo scandali che hanno fatto impallidire Cambridge Analytica, si sono detti disposti a farsi regolamentare: tanto, sinché a farlo sarà l’Unione europea, e non il governo degli Stati Uniti, l’unico risultato sarà l’aumento della burocrazia.

Personalmente, dunque, affronterei un tema più specifico, attualissimo ma imbarazzante per voi adulti (non per me, perpetuo adolescente): la dipendenza dei ragazzi dalla pornografia online.

Già nel mio Ecologia della rete. Come usare internet e vivere felici (Mimesis, 2021) – astenetevi pure dal leggerlo, limitatevi a comprarlo – ho sostenuto quanto segue. Da almeno vent’anni internet non è più una tecnologia, ma l’ambiente vitale di homo sapiens nel terzo millennio. Basta, dunque, con la penosa retorica della transizione al digitale, ormai condivisa anche dal caldarrostaio all’angolo. Piuttosto, pensiamo a un’autentica ecologia della rete.

Uno dei problemi più comuni ma meno trattati è stato sollevato di recente dalla popstar diciannovenne Billie Ellish, a me ignota sino al giorno prima, denunciando di essere dipendente dal porno online dall’età di undici anni. Qualsiasi genitore minimamente accorto neppure si immagina, ma positivamente sa, che i suoi figli guardano porno dagli undici anni in avanti, se non da prima. E lo sa non per una pa…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.