Da MicroMega n. 1/2002 [Qui è possibile acquistare il numero completo]

In dialogo con Carlo Lucarelli, l’ex pm simbolo di Mani pulite Antonio Di Pietro ripercorre – “Dieci anni dopo” – la storia di una stagione in cui la legge fu davvero “eguale per tutti”, senza sconti per colletti bianchi e impunità parlamentari.

Carlo Lucarelli: Per un paio d’anni, tra il ’92 e il ’94, mio fratello è andato a lavorare negli Stati Uniti. Da laggiù mi chiamava periodicamente per chiedermi notizie della famiglia e di quello che succedeva da noi, ed era davvero difficile, soprattutto all’inizio, spiegargli cosa stava accadendo in Italia. Anzi no, il difficile non era spiegarglielo, era farglielo credere («Ci sono i socialisti di Milano in galera», «Ma dai!», «C’è Craxi con avvisi di garanzia per una dozzina di reati», «Non scherzare!», «C’è Forlani in Tribunale», «Sì, bum!»). Per inciso, poco tempo dopo ho avuto le stesse difficoltà quando ho cercato di spiegargli la vittoria di Berlusconi e le prime indiscrezioni sulla formazione del governo («Lu…

L’Europa profonda

Ancor più che sostentamento nutritivo, i contadini forniscono al capitalismo globale un supporto ideologico. Nella sua astratta dimensione finanziaria, il capitalismo globale ha bisogno di elementi che ne ancorino al suolo il consenso, almeno quel tanto che è indispensabile a governare le forme Stato nazionali. Non hanno bisogno tanto dei voti di quel 2% della popolazione, né dell’apporto economico di quel 2% del pil, quanto della “comunità immaginata” che si crea intorno alla patata, all’acino d’uva o all’asparago bianco.

Una democrazia per persone in carne e ossa

La maggior parte delle proposte per rivitalizzare la democrazia, la cui crisi è ormai lampante, tendono a pretendere dai cittadini una maggiore partecipazione democratica; cosa che, in un mondo in cui le persone non hanno tempo, le rende spesso irrealistiche. Breve rassegna di possibili riforme per cittadini indaffarati.

Il governo Meloni vuole più carceri e più carcere

In Italia sta aumentando pericolosamente il paradigma repressivo. Dopo i decreti Rave, Cutro e Caivano del governo Meloni che, una volta convertiti in legge, hanno introdotto sanzioni più severe a spese soprattutto di giovani e migranti, è ora al vaglio la misura che introdurrà il reato di rivolta in carcere o in Centri di Permanenza per il Rimpatrio o altre strutture riservate a migranti «mediante atti di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti dalle autorità». Un giro di vite che fa il paio con l’intenzione di aumentare il numero delle strutture detentive.