Da MicroMega n. 1/2002 [Qui è possibile acquistare il numero completo]

In dialogo con Carlo Lucarelli, l’ex pm simbolo di Mani pulite Antonio Di Pietro ripercorre – “Dieci anni dopo” – la storia di una stagione in cui la legge fu davvero “eguale per tutti”, senza sconti per colletti bianchi e impunità parlamentari.

Carlo Lucarelli: Per un paio d’anni, tra il ’92 e il ’94, mio fratello è andato a lavorare negli Stati Uniti. Da laggiù mi chiamava periodicamente per chiedermi notizie della famiglia e di quello che succedeva da noi, ed era davvero difficile, soprattutto all’inizio, spiegargli cosa stava accadendo in Italia. Anzi no, il difficile non era spiegarglielo, era farglielo credere («Ci sono i socialisti di Milano in galera», «Ma dai!», «C’è Craxi con avvisi di garanzia per una dozzina di reati», «Non scherzare!», «C’è Forlani in Tribunale», «Sì, bum!»). Per inciso, poco tempo dopo ho avuto le stesse difficoltà quando ho cercato di spiegargli la vittoria di Berlusconi e le prime indiscrezioni sulla formazione del governo («Lu…

A Hebron è in vigore l’oppressione permanente dei palestinesi

Dalle punizioni collettive alle tecniche di sorveglianza e riconoscimento facciale,  passando per le “sterilizzazioni” delle strade dalla presenza palestinese come le chiamano i soldati, ogni “misura temporanea di sicurezza” che istituzioni e coloni israeliani testano su Hebron diventa poi uno strumento d’oppressione permanente imposto sull’intera Cisgiordania. Per usare le parole di Issa Amro, leader della resistenza non violenta nella regione, Hebron è il “laboratorio dell’occupazione”.

“Israelism”, la rivolta dei giovani ebrei negli USA contro l’indottrinamento sionista

Il film di Sam Eilertsen ed Erin Axelman “Israelism”, proiettato recentemente in Italia, racconta il processo di presa di coscienza di una intera generazione di ebrei americani cresciuti fin da bambini in un ambiente di ferreo indottrinamento al culto di Israele e alla propaganda sionista. Finché molti di loro, confrontandosi con la realtà dei palestinesi attraverso viaggi sul posto o nei campus universitari, non capiscono di essere stati spinti ad annullare la loro ebraicità nella fede cieca in un progetto etnonazionalista.

Basta con le Identity politics: non conta se sei oppresso ma se combatti l’oppressione

Nella sinistra postmoderna il discorso sull’oppressione tende a ridursi al punto di vista della vittima. Gli oppressi vengono collocati all’interno di un gruppo indifferenziato la cui unica cifra è l’oppressione stessa. Questo atteggiamento porta ai giudizi ad hominem, poiché non contano tanto le idee ma la posizione in cui si colloca chi le esprime: se non sei un oppresso, non puoi parlare di emancipazione. Se sei un “vecchio uomo bianco”, tenderai sempre e solo a voler mantenere i tuoi privilegi. Le discussioni su chi ha il diritto di parola dovrebbero però lasciare il posto alle discussioni su che cosa ha da dire.