Da MicroMega n. 1/2002 [Qui è possibile acquistare il numero completo]

Uno dei nostri più importanti scrittori, Antonio Tabucchi, ricostruisce con Francesco Saverio Borrelli il tentativo di restaurare la legalità in Italia e la guerra con cui il “partito delle impunità” ha cercato di affossarlo.

I magistrati dalla penna rossa

Antonio Tabucchi: Partiamo dall’attualità, dalle cronache dei giornali di questa mattina (1). Il tribunale di Brescia chiede l’arresto di Delfo Zorzi in Giappone per corresponsabilità anche nella strage di piazza della Loggia. Zorzi è difeso da Gaetano Pecorella, uno dei principali artefici della strategia del Polo nei confronti della magistratura. Pecorella aveva dichiarato che gli ergastoli per la strage di piazza Fontana erano scritti «con la penna rossa».

Francesco Saverio Borrelli: Devo dirle per onestà che né sulla strage di piazza della Loggia, né sulla strage di piazza Fontana, possiedo cognizioni di prima mano, non essendomen…

L’Europa profonda

Ancor più che sostentamento nutritivo, i contadini forniscono al capitalismo globale un supporto ideologico. Nella sua astratta dimensione finanziaria, il capitalismo globale ha bisogno di elementi che ne ancorino al suolo il consenso, almeno quel tanto che è indispensabile a governare le forme Stato nazionali. Non hanno bisogno tanto dei voti di quel 2% della popolazione, né dell’apporto economico di quel 2% del pil, quanto della “comunità immaginata” che si crea intorno alla patata, all’acino d’uva o all’asparago bianco.

Una democrazia per persone in carne e ossa

La maggior parte delle proposte per rivitalizzare la democrazia, la cui crisi è ormai lampante, tendono a pretendere dai cittadini una maggiore partecipazione democratica; cosa che, in un mondo in cui le persone non hanno tempo, le rende spesso irrealistiche. Breve rassegna di possibili riforme per cittadini indaffarati.

Il governo Meloni vuole più carceri e più carcere

In Italia sta aumentando pericolosamente il paradigma repressivo. Dopo i decreti Rave, Cutro e Caivano del governo Meloni che, una volta convertiti in legge, hanno introdotto sanzioni più severe a spese soprattutto di giovani e migranti, è ora al vaglio la misura che introdurrà il reato di rivolta in carcere o in Centri di Permanenza per il Rimpatrio o altre strutture riservate a migranti «mediante atti di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti dalle autorità». Un giro di vite che fa il paio con l’intenzione di aumentare il numero delle strutture detentive.