«Non c’è niente di peggio di un russo che si sente a casa nel Caucaso», scherza una cameriera in un bar del centro della capitale armena Yerevan, arrabbiata perché un nuovo afflusso di clienti russi si aspetta che parli correntemente la lingua.
Dalla fine di febbraio a migliaia sono arrivati in Armenia, un Paese di 2,5 milioni di abitanti. Camminano in silenzio nel centro di Yerevan, spesso con i passeggini, la testa china sui telefonini controllando le mappe per orientarsi, evitando chiacchiere con i residenti locali. Si siedono silenziosi nei ristoranti del centro, creando lavoro per il personale turistico che è stato in gran parte inattivo da quando il Covid e la guerra hanno colpito il Paese. La maggior parte dei nuovi clienti ha lasciato la Russia durante la notte temendo che il governo avrebbe introdotto la legge marziale e chiuso le frontiere sulla scia dell’invasione dell’Ucraina.
Oltre all’improvviso afflusso di russi, la guerra sta comportando alcune scelte difficili per l’Armenia, che cerca di mantenere il controllo dei propri confini – e del proprio futuro – dopo la devastante guerra del 2020 con l’Azerbaigian sul territorio conteso del Nagorno-Karabakh.
Quella guerra non solo ha ridisegnato gli equilibri di potere nel Nagorno-Karabakh, con le forze azere che hanno preso posizione in profondità nel territorio, ma ha anche conferito alla Russia un ruolo diretto di peacekeeping, con le truppe russe di stanza nel territorio, rafforzandone significativamente il ruolo nella sicurezza dell’Armenia.
«Se la Russia perderà la guerra in Ucraina, l’Armenia avrà problemi di sicurezza ai suoi confini con l’Azerbaigian», dice Tigrane Yégavian, ricercatore presso il Centro di ricerca francese sull’intelligence, un think tank. «Se vincerà, la sovranità dell’Armenia sarà in questione. La Russia sta già attuando una sorta di protettorato sul Paese, ma potrebbe creare una regione autonoma [in Armenia] come con la Bielorussia. È un’annessione non dichiarata», sostiene Yégavian.
Lezioni apprese dalla guerra del Karabakh
Per anni, la Russia, che ha truppe militari di stanza in Armenia, è stata vista come la principale garante della sicurezza del Paese contro Azerbaigian e Turchia.
Quel rapporto è stato però messo a dura prova dalla guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, quando (in 44 giorni, tra settembre e novembre) le forze azere, sostenute dalla Turchia, hanno fatto notevoli progressi all’interno del territorio conteso.
Un cessate il fuoco mediato da M…