Nuove tribù e politiche identitarie: il potenziale distruttivo della “mia verità”

Escono in Italia “Generazione offesa” di Caroline Fourest e “La nuova intolleranza” di Puckrose/Lindsay, due saggi necessari per fare il punto sulla faglia sismica dell’identitarismo politico.

Quando la conduttrice e imprenditrice Oprah Winfrey ricevette il Cecil B. DeMille Award ai Golden Globes, nel 2018, fece un discorso ispirato e di grande solidarietà con le donne, nel pieno del movimento #MeToo. “Speaking your truth is the most powerful tool we all have”, disse a un certo punto. Questa affermazione suscitò molti dubbi e interrogativi, anche in chi scrive. Nei giorni successivi, fu esaminata e messa sotto una lente filosofica da vari organi di stampa, blog e persone comuni. “Speaking your truth” significa dire, o forse ancora più precisamente, raccontare, narrare, la propria verità. “È lo strumento più potente che abbiamo”. Cos’è “la propria verità”? E in che modo si discosta dalla verità, senza aggettivi possessivi? Qualcuno ha insinuato che Winfrey stesse invocando quella stessa “verità alternativa“ che era stata, in effetti, lo strumento più potente di Trump per guadagnare consenso presso la società americana, fino a farsi eleggere Presidente degli Stati Uniti d’America e a diventare leader di un culto che ancora oggi negli USA ritiene le elezioni del 2020 vinte effettivamente dai Repubblicani. Altri, invece, spiegarono che no, “your truth” non si riferisce alla verità alternativa, ma al “dare voce alle voci marginalizzate“. C’è solo un problema: Oprah Winfrey è tutt’altro che una voce marginalizzata, è una delle donne più potenti e ricche degli Stati Uniti. In che modo può dare voce alle voci marginalizzate parlando al loro posto? E le voci marginalizzate, oltre a raccontare la propria verità, possono sperare di condividere una verità comune all’interno di un’unica società? O forse è proprio il concetto di “società” che nel mondo odierno va rimesso completamente in discussione?

Alcuni ritengono che sia così: nelle società definite “occidentali” (una locuzione piuttosto discutibile), sarebbero in corso smottamenti tali del senso comune che l’idea stessa di un’unica società è ormai in pericolo, quando non del tutto destinata a scomparire, sotto i colpi di un processo di nuova tribalizzazione politica. La “propria verità” divide i gruppi umani fra loro e li raggruppa sulla base di appartenenze identitarie: la “verità” delle donne nere non è la stessa verità di quelle bianche, la verità di una persona trans non è quella di una persona “cisgender“, eccetera. Soprattutto, non c’è una verità condivisa. Non esiste una sola verità, anzi la pretesa stessa che tale verità esista è una espressione del canone di pensiero occidentale, oppressivo e coloniale imposto al resto dell’umanità. “La verità” è un concetto op…

La libertà accademica negata dal fanatismo filo-israeliano tedesco. Intervista a Nancy Fraser

A Nancy Fraser è stato impedito di tenere un ciclo di conferenze all’Università di Colonia. Sebbene il tema designato fosse il lavoro nella società capitalista, alla filosofa è stato proibito di parlare per aver firmato la dichiarazione “Philosophy for Palestine”. Una violazione della libertà accademica frutto di quello che Susan Neiman ha definito il “maccartismo filosemita” della Germania, Paese in cui ormai ogni voce critica nei confronti di Israele viene messa sistematicamente a tacere.

Nuova questione morale: la sinistra e il fantasma di Berlinguer

A sinistra si continua a citare Berlinguer e a sbandierare il tema della questione morale. Ma i recenti fatti che hanno travolto la giunta regionale di Michele Emiliano ci ricordano che nel sistema Italia il marcio è diffuso ovunque, a partire dalle realtà locali. Non si può risanare tutto il sistema politico nel suo complesso ma a sinistra ci si può impegnare partendo da casa propria, cercando di costruire un nuovo autentico soggetto progressista anziché puntare ai “campi larghi”.