Il futuro dell’Europa: Cooperazione Rafforzata tra Germania, Francia, Italia, Spagna

Se vuole sopravvivere, l’Unione Europea deve rifondarsi. Per affrontare le nuove sfide geopolitiche, energetiche ed economiche è indispensabile una cooperazione sempre più stretta e organica tra le quattro grandi nazioni europee.

Quale sarà il futuro dell’Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina? La guerra ha dato un violento scossone all’Europa. Il risveglio dal torpore delle istituzioni europee è stato brutale e la politica è stata costretta a ricominciare a ragionare sull’incerto futuro dell’Unione Europea. Il 9 maggio è stata la Festa dell’Europa ma nessuno sapeva bene che cosa festeggiare. Emmanuel Macron, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, nel corso della Conferenza sul futuro dell’Europa che si è tenuta a Strasburgo il 9 maggio, ha spiegato che “Bisogna riformare anche i nostri testi fondamentali, questo è chiaro, e voglio dire chiaramente oggi che una delle vie di questa riforma è la convocazione di una conferenza per la revisione dei Trattati. In effetti fioccano le proposte di riformare i Trattati – che solo due mesi fa venivano considerati sacri e intoccabili – perché ormai è chiaro che l’Unione Europea così come è – e anche come era – non può più funzionare. Romano Prodi, il politico italiano che quando era a capo della Commissione Europea (1999-2004) ha allargato la UE facendo entrare 10 nuovi paesi di cui sette dell’est ex sovietico – in una recentissima intervista a MF – Milano Finanza, ha dichiarato che “bisogna che alcuni Paesi che sono omogenei fra di loro si uniscano: Francia, Italia, Germania e Spagna devono oggi condividere globalmente i disegni di politica estera e di politica della difesa… Se non impariamo dalla guerra di Ucraina che cosa aspettiamo? O facciamo i salti in avanti e questo si può fare solo con la cooperazione rafforzata, perché mica tutti i Paesi ci possono stare. Se si mettono d’accordo su un punto Francia, Germania, Italia e Spagna, il giorno dopo ne arrivano altri dieci di paesi, almeno… Questo è l’unico scenario realistico. Il resto sono sogni”.

Sembra che Prodi abbia letto il mio articolo su MicroMega in cui auspicavo esattamente la Cooperazione Rafforzata tra i quattro maggiori paesi europei. Prodi però è preoccupato che la Germania possa cercare di fare da sola, anche sul piano militare, con la decisione di alzare subito la spesa per le armi a 100 miliardi di euro. E invoca allora l’iniziativa della Francia. Secondo Prodi la Francia dovrebbe avere un ruolo di leadership nella nuova Europa perché “ha un ruolo straordinariamente diverso dagli altri Paesi europei nel campo della politica estera e della difesa, perché ha il diritto di veto nell’ambito del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e soprattutto ha contemporaneamente l’arma nucleare. Dunque, l’Europa assumerebbe un immediato ruolo diverso se Macron dicesse: signori miei, questi due grandi strumenti sono al servizio dell’Europa e non solo della Francia. La Francia ci guadagnerebbe in modo enorme e l’Europa finalmente farebbe una s…

L’Europa profonda

Ancor più che sostentamento nutritivo, i contadini forniscono al capitalismo globale un supporto ideologico. Nella sua astratta dimensione finanziaria, il capitalismo globale ha bisogno di elementi che ne ancorino al suolo il consenso, almeno quel tanto che è indispensabile a governare le forme Stato nazionali. Non hanno bisogno tanto dei voti di quel 2% della popolazione, né dell’apporto economico di quel 2% del pil, quanto della “comunità immaginata” che si crea intorno alla patata, all’acino d’uva o all’asparago bianco.

Una democrazia per persone in carne e ossa

La maggior parte delle proposte per rivitalizzare la democrazia, la cui crisi è ormai lampante, tendono a pretendere dai cittadini una maggiore partecipazione democratica; cosa che, in un mondo in cui le persone non hanno tempo, le rende spesso irrealistiche. Breve rassegna di possibili riforme per cittadini indaffarati.

Il governo Meloni vuole più carceri e più carcere

In Italia sta aumentando pericolosamente il paradigma repressivo. Dopo i decreti Rave, Cutro e Caivano del governo Meloni che, una volta convertiti in legge, hanno introdotto sanzioni più severe a spese soprattutto di giovani e migranti, è ora al vaglio la misura che introdurrà il reato di rivolta in carcere o in Centri di Permanenza per il Rimpatrio o altre strutture riservate a migranti «mediante atti di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti dalle autorità». Un giro di vite che fa il paio con l’intenzione di aumentare il numero delle strutture detentive.