Salò o le 120 giornate di Topolinia

Dal panopticon di Bentham al distopico progetto disneyano di città ideale, dall’esperimento carcerario di Stanford all’“anarchia del potere” nel film “Salò” di Pasolini. Se obbedienza e sottomissione non necessitano di una coercizione visibile o di violenza, com’è possibile tracciare il limite dell’abuso di potere?

Poche settimane prima di morire, Walt Disney dimostrò agli amministratori dello stato della Florida che i mondi fantastici non si limitava a disegnarli. I rappresentanti dello stato del sole avevano infatti ricevuto dagli uffici della Disney un breve film di 24 minuti in cui si presentava un progetto visionario denominato Experimental Prototype COmmunity of Tomorrow (EPCOT), cioè “prototipo di comunità sperimentale di domani”. Si trattava di una città ideale privata da costruirsi nel cuore dello stato. La struttura immaginata da Disney avrebbe dovuto ospitare 20.000 persone in una enorme area circolare suddivisa in cerchi concentrici, con al centro una torre di trenta metri circondata di uffici e aree commerciali. Intorno a questo centro dovevano esserci gli edifici pubblici, le scuole e le aree sportive. Le aree residenziali sarebbero state collocate nel cerchio più periferico, dopo una ampia area di verde. Le macchine sarebbero state bandite dalla superficie, relegate a strade sotterranee, mentre i trasporti pubblici sarebbero consistiti in veicoli su monorotaie definiti “People Movers”. Si sarebbe potuta costruire una cupola gigante per coprire la città per regolare il clima. Fin qui, il progetto di Disney appare solo una prefigurazione del “new urbanism” degli anni novanta. In realtà, nella sua mente EPCOT doveva essere un banco di prova non solo per l’urbanistica, ma anche per l’organizzazione sociale.

Walt Disney affermava: “Sarà una comunità pianificata e controllata, una vetrina per l’industria americana, per la ricerca e le scuole, una opportunità per la cultura e l’istruzione”. Il progetto di Walt Disney prevedeva che nessuno degli abitanti fosse proprietario della sua casa, in modo tale che nessuno potesse legalmente votare, cosa che lasciava alla Disney le mani libere per amministrare la comunità senza il fastidio di indesiderati rappresentanti dei cittadini. L’essere una città privata la metteva anche al riparo dalle ingerenze delle autorità della Florida. La Disney avrebbe avuto controllo totale, stabilito permessi e divieti e perfino il diritto di cittadinanza. Nessuna possibilità di cittadinanza per pensionati o disoccupati. Niente ghetti, solo pulizia e ordine sociale. Il “prototipo di comunità sperimentale di domani” smette quindi di essere una Topolinia realizzata per assumere gli inquietanti caratteri di una distopia totalitaria in tinta pastello. Ciò è stato notato da molti, e il parall…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.