Siamo davvero nell’Antropocene? Si avvicina il verdetto scientifico

Sulla definizione di Antropocene, termine ormai di uso comune per indicare la nostra epoca caratterizzata da grandi cambiamenti nella biosfera causati dall’uomo, il dibattito scientifico è ancora aperto.

Fin da quando ha visto la luce, il termine ‘Antropocene’ ha attirato grande attenzione e animato numerosi dibattiti. Incontrando grande successo, questo concetto ha ben presto superato i confini della comunità scientifica, divenendo rapidamente una nozione di uso comune, che ha permeato la discussione pubblica intorno ai grandi cambiamenti causati dall’uomo che caratterizzano l’epoca in cui viviamo.

Nonostante il suo indubbio valore euristico e pratico, tuttavia, non vi è ancora un accordo su cosa sia effettivamente l’Antropocene. Dal 2009, l’Anthropocene Working Group (AWG), il gruppo di ricerca interno alla Sottocommissione sulla Stratigrafia del Quaternario, a sua volta parte della Commissione Internazionale di Stratigrafia (International Commission on Stratigraphy, ICS), è alla ricerca del cosiddetto golden spike – il ‘chiodo d’oro’, cioè una traccia diffusa su tutta la superficie terrestre che possa essere adottata come marcatore geologico per segnare il passaggio alla nuova epoca, l’epoca dell’uomo.

La proposta scientifica legata al riconoscimento dell’Antropocene, infatti, riguarda proprio la possibilità che le modificazioni della biosfera innescate dalle azioni umane siano talmente profonde da lasciare anche nella geosfera, cioè nel record fossile, una traccia che, modificando la stratigrafia del pianeta, sia riconoscibile anche tra milioni di anni. Dal 2009 ad oggi, le proposte sono state numerose e variegate: c’è chi, ad esempio, ha parlato di un ‘lungo Antropocene’, retrodatandone l’inizio addirittura tra i 12.000 e i 10.000 anni fa, in corrispondenza con la diffusione dell’agricoltura, che avrebbe causato un repentino aumento della quantità di metano nell’atmosfera.

Altri hanno proposto come data d’inizio i decenni successivi alla scoperta del continente americano da parte degli europei: il lento eccidio di massa delle società indigene americane causato (anche) dall’importazione di patogeni sconosciuti ai sistemi immunitari di quelle popolazioni, e il conseguente rapido declino di quegli estesi imperi e di quelle floride economie, sembrerebbe aver causato una così repentina diminuzione della pressione umana sull’ambiente da determinare un abbassamento delle temperature medie globali dovuto alla rapida estensione delle foreste.

C’è chi, invece – ed è l’ipotesi attualmente più accreditata, come vedremo tra poco – ha proposto come inizio della nuova epoca date decisamente più recenti: il 1945, corrispondente all’esplosione della prima bomba atomica, il cui fallout radioattivo sarebbe riconoscibile nelle rocce di tutto il pianeta, oppure il 1950, data simbolica dell’inizio della cosiddetta ‘

Eugène Ionesco e la nostra buffa esistenza

Il 28 marzo 1994 moriva il grande drammaturgo rumeno Eugène Ionesco. Ricordarne la figura e il teatro significa riscoprire il fascino per la sua oscurità buffa, che ci mette di fronte alle nostre esistenze, strabilianti e atroci al tempo stesso, ridicole e tragiche, in cui non c’è la luce di un Dio infinito ad illuminare la via, non c’è speranza o fede ma solo la ricerca del senso in questo costante non senso.

Il Brasile di Lula a sessant’anni dal golpe militare

Nel sessantesimo anniversario del golpe militare in Brasile che inaugurò una lunga dittatura, hanno suscitato indignazione e polemiche le parole dell’attuale Presidente Lula che ha dichiarato di non voler “rivangare il passato”. Una posizione respinta con sdegno dai parenti delle vittime della dittatura: “ripudiare con veemenza il golpe del 1964 è un modo per riaffermare l’impegno a punire i colpi di Stato anche del presente e scongiurare eventuali tentativi futuri”.