Scandalo Watergate: storia di una caduta (e di un Pulitzer)

Sono passati 50 anni dall’inizio del Watergate. Lo scandalo che condusse alle prime (e uniche) dimissioni di un presidente degli Stati Uniti. E che ha dato il nome a tutti gli scandali che gli sono succeduti.

17 giugno 1972. 2:30 del mattino. Watergate Hotel, 2600 Virginia Avenue, Washington D.C. Al sesto piano, sede del Comitato nazionale democratico (la principale organizzazione per la campagna e la raccolta fondi del Partito democratico), una pattuglia di polizia scopre cinque uomini carichi di equipaggiamenti fotografici e per intercettazioni telefoniche. Si chiamano Bernard Barker, Virgilio González, Eugenio Martínez, James W. McCord Jr. e Frank Sturgis. Ma tutti forniscono false generalità al momento dell’arresto.

Il giorno successivo il Washington Post titola: “5 Held in Plot to Bug Democrats’ Office Here“. Nell’articolo, a firma di Alfred E. Lewis, il giornalista riporta che uno degli scassinatori, James W. McCord, il giorno prima in tribunale ha dichiarato di essersi ritirato dalla CIA due anni prima e di essere impiegato come “consulente per la sicurezza”.

La vicenda incuriosisce due giovani giornalisti dello staff del Post, Carl Bernstein e Bob Woodward, chiamati a lavorare sulla storia. Il giorno successivo, i due firmano il primo di una serie di articoli su quello che si rivelerà uno scandalo di proporzioni inedite e che porterà, due anni dopo, alle dimissioni di Richard Nixon: le prime (e uniche) dimissioni di un presidente degli Stati Uniti.

Nell’articolo, intitolato “GOP Security Aide Among Those Arrested“, Bernstein e Woodward rivelano tra le altre cose che McCord è sul libro paga del Comitato per la rielezione del presidente, un’organizzazione costituita per finanziare e favorire la campagna per la rielezione di Richard Nixon. Mancano infatti pochi mesi alle elezioni presidenziali del 1972, che vedranno contrapposti il presidente in carica e il candidato democratico George McGovern.

Non basta. Il giornalista Alfred E. Lewis riesce a mettere le mani sull’agendina di uno degli arrestati. In essa figura il nome di E. Howard Hunt, numero indicato: quello della Casa Bianca. È un assistente di Charles Colson, consigliere speciale di Richard Nixon.

«Sia McCord che Hunt avevano lavorato a lungo per la CIA», scrive Howard Zinn in Storia del popolo americano. «Hunt era stato il responsabile per l’agenzia dell’invasione di Cuba …

Eugène Ionesco e la nostra buffa esistenza

Il 28 marzo 1994 moriva il grande drammaturgo rumeno Eugène Ionesco. Ricordarne la figura e il teatro significa riscoprire il fascino per la sua oscurità buffa, che ci mette di fronte alle nostre esistenze, strabilianti e atroci al tempo stesso, ridicole e tragiche, in cui non c’è la luce di un Dio infinito ad illuminare la via, non c’è speranza o fede ma solo la ricerca del senso in questo costante non senso.

Il Brasile di Lula a sessant’anni dal golpe militare

Nel sessantesimo anniversario del golpe militare in Brasile che inaugurò una lunga dittatura, hanno suscitato indignazione e polemiche le parole dell’attuale Presidente Lula che ha dichiarato di non voler “rivangare il passato”. Una posizione respinta con sdegno dai parenti delle vittime della dittatura: “ripudiare con veemenza il golpe del 1964 è un modo per riaffermare l’impegno a punire i colpi di Stato anche del presente e scongiurare eventuali tentativi futuri”.