Yehoshua: Gerusalemme, la scrittura e la guerra

L’addio a Gerusalemme. Il conflitto tra israeliani e palestinesi. La letteratura come psicoanalisi collettiva. Ricordiamo il grande scrittore israeliano recentemente scomparso con questa intervista uscita su “La Primavera di MicroMega” 4/2001.

“C’era qui una Gerusalemme silenziosa… la città vecchia era nascosta nel subconscio… Pensavamo che la situazione esistente dopo la divisione della città nel ’48 potesse durare all’infinito, che il muro divisorio, con i suoi reticolati e fili spinati, potesse restare lì per altri cento anni…

Questa era la mia casa, dove andammo ad abitare dopo la guerra di indipendenza. Prima abitavamo al centro della città. Il piano alto non esisteva, al suo posto c’era una vecchia abitazione araba. È tutto cominciato qui, la scrittura e la letteratura. Erano gli anni importanti della scuola, del liceo, della formazione, dell’università e della letteratura. Qui era la Gerusalemme ebraica, silenziosa e operosa, dell’altra non sentivamo la mancanza. Ma essa tornò con forza. Questo era il giardino da cui mio padre tirava fuori i libri, c’era qui un editore, Reuven Mas, il cui figlio cadde nella guerra di liberazione, fece parte del gruppo che viveva a Gush el Zion, morì in modo eroico… qui c’era la casa editrice da cui uscivano i libri. Mio padre cominciò a scrivere dopo di me. Ricordo quando mi disse: «Anch’io voglio cominciare a scrivere», egli faceva uscire i suoi libri da qui, questa era la Gerusalemme incapsulata, prima del ‘67, poi arrivò all’improvviso la guerra, che non attendevamo e non volevamo.

Senza la guerra dei Sei giorni… gli arabi non avrebbero mai accettato l’idea di un accordo. Anche dopo… ci volle del tempo prima che essi accettassero l’idea che non c’era alternativa ad un accordo…. Dico questo perché ci sono persone che affermano che sarebbe stato possibile evitare la guerra dei Sei giorni, ma non c’era possibilità di evitarla. Se oggi possiamo avere una pace è perché c’è stata quella guerra, che non volemmo, che tememmo anche…

Era purtroppo questa la tragedia. Gli arabi dovevano prendere da noi questo duro colpo, toccare con mano la nostra forza per giungere alla conclusione che non esiste un’alternativa alla presenza ebraica in questo paese. Gli ebrei stanno qui. Possono essere amati, odiati, anzi purtroppo odiati, ma bisogna accettarli… Io sono perché i palestinesi abbiano uno Stato come noi abbiamo il nostro, per questo occorre molta saggezza e lungimiranza da parte di entrambi e non è detto che ci si riesca… Dopo la guerra di liberazione siamo venuti ad abitare qui e dopo aver terminato il servizio militare cominciai a scrivere i miei racconti.

(Mostrandomi un albero nei pressi della sua vecchia abitazione, Yehoshua prosegue.)

Era come se cercassi di estrarre dall’albero stesso la frase successiva da scrivere. Stavo seduto sotto quest’albero e mi chiedevo quale frase, giravo qui il giorno e la sera per scrivere un passo. Un’eco di tutto questo si trova in un racconto che narra di un personaggio a…

Orlando Figes e la copertina di Storia della Russia

Orlando Figes: “La società russa non coincide né con i miti di Putin, né con gli schemi dell’intelligencija liberale”

“Storia della Russia. Mito e potere da Vladimir II a Vladimir Putin” di Orlando Figes racconta in che modo la propaganda e il regime di Stato riscrivono la storia della Russia in base ai miti del potere, presentandola in questo modo sia ai russi, sia al mondo esterno. Ma la società russa, spiega lo studioso in questa intervista, non coincide con lo Stato né con la sua propaganda. E però, come dimostrano il protagonismo contadino durante i secoli e l’esperienza rivoluzionaria del 1917, nella sua autodeterminazione democratica non coincide neanche con il modello liberale e occidentalista auspicato dall’intelligencija, la quale a sua volta sconta uno scollamento sempre più forte dalla società.

Gli (infruttuosi) tentativi vaticani di contrastare l’ateismo

Fra i nemici principali della Chiesa cattolica c’è certamente l’ateismo, che i diversi papi – da Pio XII fino a Francesco – hanno cercato di combattere con strade diverse: facendo leva sui Paesi fuori dall’Europa, identificando nel comunismo ateo il male o tentando la strada del dialogo come nel caso del Cortile dei Gentili del cardinale Ravasi. Ma le strategie si sono rivelate tutte inefficaci.

Governo Sánchez in Spagna. Sánchez e Iglesias alla Moncloa

In Spagna si gioca il futuro della sinistra europea

Nonostante anni molto complicati, fra crisi pandemica e guerra, il governo Sánchez in Spagna, sostenuto esclusivamente da forze di sinistra, ha dimostrato che è possibile realizzare politiche progressiste, a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. Un bilancio.