Bois Sauvage, la trilogia della salvezza

“Salvare le ossa” di Jesmyn Ward: la storia dei 12 giorni che culminano nel dramma annunciato di uno degli avvenimenti atmosferici più devastanti della storia statunitense, l’uragano Katrina, attraverso la voce narrante di Esch, ragazzina di 15 anni.

Se dall’Interstate 10, l’autostrada che attraversa da costa a costa gli Stati Uniti del sud, si prende l’uscita 20 o, in alternativa, partendo dalla spiaggia di Pass Christian, sulla costa del Golfo, si attraversano tre piccoli ponti, ci si ritrova a DeLisle, Mississippi. Si tratta di una piccola cittadina rurale, nota per la sua abbondanza di vegetazione selvaggia, fatta di kudzu, pini e querce. Per questo DeLisle, paese natale di Jesmyn Ward, nella sua pluripremiata trilogia diventa Bois Sauvage, “bosco selvaggio”, in un francese retaggio della colonizzazione che andava oltre gli stretti confini dell’attuale Louisiana. A causa delle durissime condizioni di vita dei neri americani che vi abitano, selvaggia è però anche la realtà quotidiana di DeLisle/Bois Sauvage, che Ward descrive e conosce bene. “Sauvage” richiama poi “salvage”, il salvataggio o la salvezza, cui i protagonisti della sua trilogia ivi ambientata nonostante tutto non rinunciano, lottando ogni giorno per sopravvivere.

È dunque a Bois Sauvage che si svolge la storia narrata in Salvare le ossa, il secondo dei tre romanzi che hanno dato la meritatissima notorietà a Jesmyn Ward(traduzione di Monica Pareschi, NN Editore, 2018; titolo originale: Salvage the Bones, Bloomsbury Publishing, 2011). Con Salvage the Bones, che nella trilogia succede a Where the Line Bleeds (tradotto in italiano per i tipi di NN Editore sempre da Monica Pareschi, con il titolo: La linea del sangue), Ward ottiene per la prima volta, nel 2011, il premio letterario statunitense più prestigioso: il National Book Award per la fiction. Con il suo terzo romanzo, Sing, Unburied, Sing (Canta, spirito, canta, NN Editore, sempre con la traduzione di Monica Pareschi), nel 2017 fa poi addirittura il bis, diventando la prima donna in assoluto, per giunta nera, a raggiungere un simile risultato. La salvezza, implicita nel nome immaginario della cittadina natale, è dunque anche la sua, che giunge quando Ward aveva quasi rinunciato a perseguirla. Baciata dalla fortuna per aver ricevuto un aiuto finanziario da parte della famiglia per la quale la mamma lavorava come domestica, nonostante un’estrazione etnica e sociale che l’avrebbe altrimenti condannata ai margini, Jesmyn Ward aveva infatti avuto la straordinaria opportunità di continuare gli studi, privilegio per pochi ricchi in una società, come quella statunitense, in cui le buone scuole e le università hanno dei costi inimmaginabili (che arrivano oggi con facilità agli 80.000 dollari l’anno). Malgrado una laurea in lingue ottenuta a Stanford nel 1999 e un master in comunicazione guadagnato nel 2000, conseguiti anche grazie all’ottenimento di borse di studio, trovare lavoro nel suo campo non è però per lei facile. Ancora più difficile è trovare un editore per il suo primo romanzo Where the Line Bleeds. Rassegnatasi ormai ad abbandonare il sogno di scrivere, nella primavera del 2008 arriva però la svolta della sua vita: «Stavo per abbandonare ogni progetto di scrittura […] “Forse dovrei smetterla e cercare un lavoro che mi dia uno stipendio fisso, come per esempio fare l’infermiera”, pensavo», confessa al Los Angeles Times nel 2012, un anno dopo aver ricevuto il prestigioso premio per Salvage the bones. È tuttavia proprio nel 2008 che Ward non solo vince una delle cinque borse di studio Stegner per cui concorrono 900 scrittori, ciò che le consentirà di continuare a scrivere, ma una piccola casa editrice di Chicago, la Agate, che promuove scrittori afro-americani, le pubblica la Linea del sangue. «È stato come vincere la lotteria», afferma la scrittrice. Tre anni prima della pubblicazione di Salvare le ossa, nel 2011, sarebbe stato impossibile immaginare un simile successo. Dopo di allora Jesmyn Ward è a giusto titolo accreditata come una delle migliori penne del Paese e nel 2017 l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha incluso il suo terzo romanzo nella lista dei migliori libri letti nell’anno.

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È questo il contesto in cui prende le mosse la stesura di Salvage the bones, in cui il termine salvage, salvezza, acquista un ulteriore significato nel racconto della vicenda di una famiglia nera poverissima di Bois Sauvage, che resta in vita dopo aver affrontato la furia dell’uragano Katrina.

Si tratta di un romanzo per moltissimi aspetti autobiografico, non solo per il luogo e il retroterra sociale in cui è ambientato, ma anche perché l’evento narrato è stato davvero vissuto in prima persona dall’autrice insieme alla sua numerosa famiglia. È la storia dei 12 giorni che culminano nel dramma annunciato di uno degli avvenimenti atmosferici più devastanti della storia statunitense attraverso la voce narrante di Esch, ragazzina di 15 anni, la cui prospettiva cala il lettore in un intreccio di emozioni intense, di lezioni di vita vera, di fisicità di corpi, di sofferenza psicologica e materiale, ma anche di calda poesia e di affettività profonda. Lo stile di Ward è assai dist…

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