Pietro Pancrazi, congiuntivo e tolleranza

A proposito dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana.

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». È il primo comma dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana. In esso si riflette un tratto etico pertinente della modernità. Certo, c’è il limite dell’integrazione in una comunità civile di cittadini. Non è però il testo di una dichiarazione di diritti universali. È la legge fondamentale di uno Stato nazionale. Entro tale limite, ciascuno è pari, quanto a dignità nei rapporti con gli altri, senza riguardo a caratteri naturali, a condizioni socio-culturali, a scelte individuali: una nobilissima astrazione.     

L’articolo non si ferma lì, tuttavia. Il suo secondo comma recita: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Al centro di questo comma sta una forma verbale, impediscono, che ha una piccola storia da raccontare.

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Il testo della Costituzione fu frutto di lunghi lavori e di serrati confronti di commissioni diverse, istituite nell’àmbito dell’Assemblea costituente. Prima che esso passasse all’Assemblea nel suo insieme per la definitiva approvazione, i costituenti ne ritennero opportuna una revisione complessiva sotto l’aspetto linguistico. Della revisione fu incaricato Pietro Pancrazi.

Ai più, il nome di Pancrazi non dirà molto. Non è qui questione però di chi egli fosse. Chi vuole informarsene ha oggi i modi per farlo velocemente. Diffondersi in note biografiche servirebbe a poco. Basterà dire che non era un membro dell’Assemblea costituente né un uomo politico. Insieme con la competenza di parlante, di giornalista e di scrittore che gli era valsa il prestigioso incarico, egli aveva però idee politiche e un’idea della politica ben rappresentate, le une e l’altra, dal titolo, oggi molto datato, di un suo librino, Della tolleranza, curato da suoi sodali e apparso postumo a metà deg…

Nonostante Platone, Adriana Cavarero smaschera l’ordine patriarcale

Adriana Cavarero ha dedicato la sua esistenza a decodificare il linguaggio della rappresentazione, non solo per il piacere necessario della decostruzione, quanto anche e soprattutto per proporre un nuovo pensiero del femminile, “un immaginario di speranza” che, dall’analisi del passato e dalla critica del presente, lanci lo sguardo verso il futuro, un futuro che indichi rapporti nuovi e diversi.

Fosse Ardeatine, 80 anni dall’eccidio. Intervista a Michela Ponzani

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani gappisti compiva l’attentato di via Rasella, a cui il giorno dopo gli occupanti tedeschi risposero con la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Un legittimo atto di Resistenza a cui fece seguito un massacro deliberato. Eppure, nell’Italia attuale, in cui una parte non solo della società ma anche delle istituzioni non si riconosce nei valori e nell’eredità dell’antifascismo, tali eventi sono ancora oggetto di contesa. La ricostruzione della storica Michela Ponzani non lascia però spazio a nessuna tendenziosa ambiguità.

L’accordo fra Unione Europea ed Egitto è già un fallimento

L’Egitto è un Paese al collasso in cui, oltre alla povertà endemica, fra gli abitanti cova ancora sotto la cenere il fuoco della rivoluzione. Gli accordi stretti con il governo italiano servono ad Al Sisi per cercare di mantenere il controllo, ma rischiano per molti versi di peggiorare la situazione del Paese. L’Europa, in questo quadro, prosegue con la sua solita politica miope: pretendere di fermare i flussi umani favorendo le dittature e i loro metodi violenti e persecutori.