“Una stanza tutta per sé”. La genealogia di Virginia Woolf

«Perché i capolavori non sono nascite isolate e solitarie; sono il risultato di molti anni di un pensare in comune».

Nel 1979, a Roma, un gruppo di donne (Annarita Buttafuoco, Michi Staderini, Maria Grazia Minetti, Sandra Begnoni, Susanna Menichini, Roberta Tatafiore, Alessandra Bocchetti, Pia Candinas, Maria Fiorelli e Francesca Molfino) crea un Centro culturale, anche detto “Università delle Donne”. «Il Centro apriva a gennaio e chiudeva a fine giugno», racconta Alessandra Bocchetti in Lettere a Virginia Woolf dal XXI secolo. «Si iscrissero subito moltissime donne diverse tra loro, per età, per formazione, per grado di cultura, c’era chi aveva tre lauree e chi la quinta elementare. Insegnanti, psicanaliste, casalinghe, studenti, maestre, impiegate, avvocate, antropologhe, mediche, commercianti, scrittrici… Tutte unite dalla passione del pensare insieme, dalla gioia di sentirsi pensare in questo modo nuovo, così prossimo alla materialità della vita, impegnate tutte nella volontà di chiudere la forbice tra il sapere e il sentire».

A quella Università danno il nome di Centro culturale Virginia Woolf. «Una sera una di noi disse: “Questo luogo lo chiameremo Virginia Woolf, Università delle Donne”. Non ci furono obiezioni. Chiaro! Non poteva che essere così, per tutte è stato come chiamare pane il pane, vino il vino».

Intitolare quel luogo a Virginia Woolf era «chiamare pane il pane, vino il vino» perché Virginia Woolf non era “solo” l’autrice di romanzi come Al faro od Orlando ma la pensatrice che con i suoi scritti politici aveva dischiuso alle donne nuovi orizzonti.

E se ciò è particolarmente vero per Le tre ghinee (1938) in cui, con l’immagine della Società delle Estranee, dà corpo a una politica separata, non va dimenticato che già nove anni prima Woolf aveva colto l’occasione fornitale da due conferenze che era stata invitata a tenere per muovere una profonda critica al patriarcato. Una critica conosciuta con il titolo di Una stanza tutta per sé.

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Una stanza tutta per sé viene pubblicato nel 1929 dalla casa editrice fondata da Virginia Woolf e dal marito Leonard: la Hogarth Press, che pubblica tutte le opere della scrittrice e altre di fondamentale importanza per la cultura del Novecento, come La terra desolata di T.S. Eliot.

Il testo nasce da due conferenze sul tema “le donne e il romanzo” che la scrittrice era stata invitata a tenere, nel corso dell’anno precedente, presso i due college femminili di Newnham e Girton.

L’argomento la cattura. Il 17 gennaio 1928, nel suo diario, confessa di aver pensato, durante un funerale, alla «conferenza sulle donne scrittrici» e un mese dopo (il 18 febbraio) scrive: «La mia mente sta fantasticando attorno a “Le donne e la narrativa”, la conferenza che dovrei tenere a Newnham in maggio. La mente è il più capriccioso degli insetti: svolazza, inquieta, si agita, batte le ali. […]. Invece di scrivere O. [Orlando], ho galoppato su e giù per tutto il campo della mia c…

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