La razionalità delle emozioni

“L’errore di Cartesio”, del neuroscienziato Damasio, è un viaggio nei meandri della mente umana, che condurrà il lettore a scoperte impensabili.

Se vi trovaste a discutere con un giudice sulla natura delle sue decisioni, molto probabilmente il vostro interlocutore togato decanterebbe la razionalità delle sentenze, massima espressione della logica giuridica. È a dire il vero un’impostazione comune, retaggio forse di quelle concezioni illuministico-cartesiane che vogliono la ragione totalmente separata dalle emozioni, puro pensiero contrapposto alla corporeità emotiva.

Si tratta di un clamoroso abbaglio; ed è un grande neuroscienziato portoghese, Antonio Damasio, a guidarci sulla retta via nel suo classico saggio L’errore di Cartesio, un lungo viaggio nei meandri della mente umana. Quello di Damasio è uno di quei libri-miniera, che richiedono un’opera di faticoso scavo da parte del lettore ma che riservano, alla fine di un’ostica discesa nelle profondità del sapere, la vista di gemme di rara bellezza. Ci troviamo infatti di fronte a un mondo di nozioni e di immagini “controintuitive”, del tutto ribaltate rispetto alla piatta dimensione dei luoghi comuni.

Il libro si apre, quasi fosse un romanzo, con la curiosa storia di Phineas Gage[1], caposquadra venticinquenne di un’impresa di costruzioni, trapassato alla testa da una barra metallica: si salverà, mantenendo miracolosamente intatte le capacità cognitive, ma perdendo irrimediabilmente quella che Goleman ha poi definito, in un noto saggio[2], l’intelligenza “emotiva”, ovverosia la capacità di conoscere e controllare le proprie emozioni (autocontrollo) e di relazionarsi con gli altri (empatia). Questa inedita dissociazione rivelerà un aspetto sorprendente: se nelle operazioni logico-matematiche il giovane ragazzo aveva mantenuto intatte le sue facoltà, al contrario la sua attitudine di prendere decisioni razionali era andata totalmente perduta. In qualunque decisione, Gage manifestava un’assoluta incapacità, tanto da perdere completamente la possibilità di pianificare il proprio futuro come qualsiasi persona normale.

Che cosa vuol di…

Israele, la memoria dell’Olocausto usata come arma

La memoria dell’Olocausto, una delle più grandi tragedie dell’umanità, viene spesso strumentalizzata da Israele (e non solo) per garantirsi una sorta di immunità, anche in presenza di violenze atroci come quelle commesse a Gaza nelle ultime settimane. In questo dialogo studiosi dell’Olocausto discutono di come la sua memoria venga impiegata per fini distorti, funzionali alle politiche degli Stati, innanzitutto di quello ebraico. Quattro studiosi ne discutono in un intenso dialogo.

Libano, lo sfollamento forzato e le donne invisibili

La disuguaglianza di genere ha un forte impatto sull’esperienza dello sfollamento di massa seguito alla guerra nel Libano meridionale. Tuttavia, la carenza di dati differenziati rischia di minare l’adeguatezza degli aiuti forniti e di rendere ancora più invisibile la condizione delle donne, che in condizioni di fuga dalla guerra sono invece notoriamente le più colpite dalla violenza e dalla fatica del ritrovarsi senza casa e con bambini o anziani a cui prestare cure.

Come il fascismo governava le donne

L’approccio del fascismo alle donne era bivalente: da un lato mirava a riportare la donna alla sua missione “naturale” di madre e di perno della famiglia, a una visione del tutto patriarcale; ma dall’altro era inteso a “nazionalizzare” le donne, a farne una forza moderna, consapevole della propria missione nell’ambito dello Stato etico; e perciò a dar loro un ruolo e una dimensione pubblica, sempre a rischio di entrare in conflitto con la dimensione domestica tradizionale. Il regime mise molto impegno nel disinnescare in tutti i modi questo potenziale conflitto, colpendo soprattutto il lavoro femminile. Ne parla un libro importante di Victoria de Grazia.