L’amore quantico

Un giovane ricercatore nel campo della fisica quantistica alla ricerca della verità di sé è il protagonista di “L’occhio del Pettirosso” di Giuliana Altamura, un romanzo di grande impatto emotivo che è anche una profonda meditazione sulla catastrofe di civiltà nella quale ci troviamo oggi.

Giuliana Altamura, “L’occhio del Pettirosso”, Mondadori, Milano 2022

La Storia

Senza svelare nulla, provo a dire in due parole qual è la storia raccontata dal romanzo.

Un brillantissimo giovane ricercatore nel campo della fisica quantistica si trova suo malgrado a dover fare i conti con l’infanzia; con un episodio tragico del suo passato che ha a che vedere con la morte del padre, un tormentato pittore non sconosciuto alla critica, la cui esistenza, guarda caso, è collocata sotto l’influenza di Saturno, il pianeta freddo che determina gli umori malinconici di artisti, filosofi e personalità geniali.

Errico, questo il nome del protagonista, scopre cammin facendo, grazie a una serie di coincidenze, che la sua vita è stata un grande meccanismo di nascondimento (ma quale vita non lo è): forse addirittura necessario, ma a un certo punto del tutto insostenibile.

Comprenderà alla fine che si può persino brillare attraverso un percorso professionale poderoso (una posizione di assoluto rilievo in una ricerca di punta presso il CERN di Ginevra), pur di non volere o di non poter vedere (in questo caso non fa differenza) la ragione per cui anche un goal rivoluzionario come la messa a punto di un computer quantistico possa costituire una fuga da stessi. In altre parole, scoprirà che è possibile inseguire ossessivamente la verità in un dominio di punta della conoscenza inerente al funzionamento stesso della materia; che è possibile accanirvisi con ingegno, costanza indefessa e creatività pur di non dover affrontare un’altra è ancora più profonda verità: la verità di sé. Comprenderà, così, che tutto ciò non ha alcun senso, che vi è una ricerca della verità che allontana dalla verità della propria storia, della propria identità, della propria sofferenza, della propria vita.

Venire a capo di sé

Quello che ci offre Giuliana Altamura, con questo suo ultimo romanzo, è un periplo mozzafiato attorno a un episodio della vita del protagonista, dapprima ottenebrato e poi rischiarato da un incedere serrato di situazioni a fortissimo impatto emotivo. È quello stesso movimento di anabasi (andare giù), la discesa agli inferi di un vissuto tormentato, e di catabasi (andare su), la risalita verso una salvezza (l’essere riusciti, malgré soi, a venire a capo di sé), tipico di chi racconta la vicenda della propria conversione, che è sempre anche un percorso di verità (poco importa le figure che lo mettono in scena).

Errico, a partire da un certo momento, per una ragione che si chiarirà passo dopo passo, vorrebbe poter vedere con gli occhi della meccanica quantistica, andando oltre la semplice comprensione intellettuale che egli ne ha. Non solo capire, ma anche vedere il mondo come lo racconta la microfisica dove la successione temporale non ha alcun…

Eugène Ionesco e la nostra buffa esistenza

Il 28 marzo 1994 moriva il grande drammaturgo rumeno Eugène Ionesco. Ricordarne la figura e il teatro significa riscoprire il fascino per la sua oscurità buffa, che ci mette di fronte alle nostre esistenze, strabilianti e atroci al tempo stesso, ridicole e tragiche, in cui non c’è la luce di un Dio infinito ad illuminare la via, non c’è speranza o fede ma solo la ricerca del senso in questo costante non senso.

Il Brasile di Lula a sessant’anni dal golpe militare

Nel sessantesimo anniversario del golpe militare in Brasile che inaugurò una lunga dittatura, hanno suscitato indignazione e polemiche le parole dell’attuale Presidente Lula che ha dichiarato di non voler “rivangare il passato”. Una posizione respinta con sdegno dai parenti delle vittime della dittatura: “ripudiare con veemenza il golpe del 1964 è un modo per riaffermare l’impegno a punire i colpi di Stato anche del presente e scongiurare eventuali tentativi futuri”.