Nel 1987 Michail Gorbačëv organizzò un forum internazionale “per un mondo libero dalle armi nucleari, per la sopravvivenza dell’umanità”. Furono invitati circa mille scienziati, pensatori, scrittori, artisti e musicisti da tutte le parti del mondo. Io fui uno di quelli. Per ricordare quel grande uomo, prendo lo spunto dal mio libro autobiografico “La passione di conoscere”, edito da Rizzoli, dove la vicenda è meglio documentata. Gorbačëv non fu compreso dal suo popolo: è impressionante confrontare le sue aspettative di allora con quanto oggi si presenta ai nostri occhi.
Vorrei cominciare dal momento culminante della nostra avventura moscovita, quando tutti e mille fummo ricevuti da Gorbačëv nella sala grande del Kremlino, dopo aver dibattuto in sedi separate, secondo le diverse angolazioni, il tema della pace nel mondo. Riprenderò testualmente, aggiungendovi qualche nota d’obbligo, le frasi che allora udii pronunciare. Da parte di Gorbačëv venne una lucida e appassionata dichiarazione di intenzioni politiche: il solco della perestroika. C’era allora chi si rifiutava di credere alla sua possibile realtà, ma chi avrebbe immaginato una così fulminea partenza e un’altrettanto rapida evoluzione verso gli esiti rovinosi a cui abbiamo poi assistito?
Giungiamo alla sala grande del Kremlino dopo un libero giro per ampie stanze e corridoi sontuosamente decorati: nell’animo la sensazione di penetrare, quasi furtivamente, nell’inner sanctum di un universo extraterreno. Prendiamo lentamente posto, sotto le luci delle telecamere. Per ognuno dei gruppi, si fa avanti una personalità di spicco, portando a Gorbačëv il messaggio conclusivo di due densi giorni di lavoro. Per i medici, un comunicato pieno di vibranti accenti sulla fame e sulle epidemie nel mondo viene letto dal cardiologo americano Bernard Lown. Poi Frank von Hippel, fisico della Princeton University, ricorda come il potenziale distruttivo degli arsenali USA e URSS è pari a 10-100 volte quello sufficiente a cancellare il nemico dalla faccia della Terra. Lo scrittore cattolico Graham Greene nega l’incompatibilità tra socialismo e credo religioso, citando l’esempio delle azioni comuni intraprese nei paesi sudamericani. Mi pare inaudito che un simile concetto – che già a me appare ostico – sia liberamente…