Hirschmann e la retorica della reazione

Dalle invettive contro il suffragio universale agli attacchi al reddito di cittadinanza. Per contrastare la crescente diffusione del pensiero reazionario è utile ritornare su un fondamentale libro di Albert Hirschmann pubblicato nel 1991.

In un libro molto bello pubblicato nel 1991, Albert Hirschmann analizza la “retorica della reazione”.[1] La tesi principale del libro è che gli argomenti del pensiero reazionario (quello che si oppone ad ogni tentativo di migliorare le condizioni delle classi meno abbienti) rientrino in tre categorie: 1) argomentazioni che attribuiscono alle riforme sociali effetti opposti a quelli perseguiti (perversità); 2) argomenti secondo cui ogni sforzo di cambiare le cose cozza contro leggi profonde ed immodificabili della natura umana e dell’organizzazione sociale ed è quindi inane (futilitità); 3) argomenti tendenti a dimostrare che le riforme, benché perseguano finalità di per sé astrattamente desiderabili, mettono a rischio altri obiettivi o principi ancor più desiderabili (messa a repentaglio).

Perché è utile ritornare su un libro scritto più di trent’anni fa? Come molti, osservo la realtà sociale a partire dalla mia bolla social, e all’interno di questa vedo circolare un bel po’ di retorica reazionaria, messa in giro anche da persone che non ti aspetti. Amici con cui ho condiviso anni fa studi universitari e esperienze (poi la vita ci ha portato in direzioni molto diverse) inveiscono contro il suffragio universale. Come è possibile, si chiedono, che il diritto di voto sia garantito a tutti, anche a chi non ha la minima idea delle questioni? Dato che la maggioranza è ignorante e inconsapevole, non è questo una garanzia di scelte collettive irresponsabili ed inefficienti?[2]

Altri amici virtuali raccontano aneddoti poco edificanti sui percettori del reddito di cittadinanza, avvistati al supermercato o al ristorante mentre acquistano vini costosi e piatti prelibati, pagati con la tessera del reddito. Questi discorsi ricordano le welfare queens di Ronald Reagan, le donne nere di colore di cui si favoleggiava che girassero in Cadillac per le strade di Chicago dopo aver fatto incetta di sussidi governativi.[3] Considerati i toni della campagna elettorale in corso, ho l’impressione che la retorica della reazione sia abbastanza diffusa anche al di fuori della mia cerchia. Se è cosi, rileggere Hirschmann fa bene a tutti, sia ai reazionari (consapevoli o inconsapevoli), che possono aggiungere nuove frecce polemiche al loro arco, sia agli altri, che le frecce imparano a riconoscerle e a evitarle.

Il punto di partenza di Hirschmann è la tripartizione tra diritti civili, politici e sociali elaborata da T.H. Marshall.[4]

Orlando Figes e la copertina di Storia della Russia

Orlando Figes: “La società russa non coincide né con i miti di Putin, né con gli schemi dell’intelligencija liberale”

“Storia della Russia. Mito e potere da Vladimir II a Vladimir Putin” di Orlando Figes racconta in che modo la propaganda e il regime di Stato riscrivono la storia della Russia in base ai miti del potere, presentandola in questo modo sia ai russi, sia al mondo esterno. Ma la società russa, spiega lo studioso in questa intervista, non coincide con lo Stato né con la sua propaganda. E però, come dimostrano il protagonismo contadino durante i secoli e l’esperienza rivoluzionaria del 1917, nella sua autodeterminazione democratica non coincide neanche con il modello liberale e occidentalista auspicato dall’intelligencija, la quale a sua volta sconta uno scollamento sempre più forte dalla società.

Gli (infruttuosi) tentativi vaticani di contrastare l’ateismo

Fra i nemici principali della Chiesa cattolica c’è certamente l’ateismo, che i diversi papi – da Pio XII fino a Francesco – hanno cercato di combattere con strade diverse: facendo leva sui Paesi fuori dall’Europa, identificando nel comunismo ateo il male o tentando la strada del dialogo come nel caso del Cortile dei Gentili del cardinale Ravasi. Ma le strategie si sono rivelate tutte inefficaci.

Governo Sánchez in Spagna. Sánchez e Iglesias alla Moncloa

In Spagna si gioca il futuro della sinistra europea

Nonostante anni molto complicati, fra crisi pandemica e guerra, il governo Sánchez in Spagna, sostenuto esclusivamente da forze di sinistra, ha dimostrato che è possibile realizzare politiche progressiste, a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. Un bilancio.