Putin deve perdere questa guerra a tutti i costi!

Intervista ad Adam Michnik, anima di “Gazeta Wyborcza”, il più grande quotidiano indipendente polacco, su guerra, Ucraina, Russia, Polonia e demoni del secolo.

Nel comodo treno mattutino che in sei ore collega Varsavia a Berlino, una donna sulla sessantina anima lo scompartimento in cui mi trovo a viaggiare. Altre quattro passeggere sembrano ascoltarla e una in particolare non esita a dire la sua. Purtroppo non riesco a cogliere i dettagli di ciò che a quell’ora del mattino mobilita tanta energia. Capisco però che si tratta di Covid-19, Europa e Ucraina. Il mio silenzio finisce per rappresentare una sfida per questa loquace animatrice. Getta un’occhiata al libro che ho in mano, poi mi si rivolge in tedesco: vuole sapere se Varsavia mi è piaciuta. Le rispondo che amo molto la Polonia, ma che questa volta la mia permanenza è stata brevissima, e che l’ho dedicata all’incontro, di qualche ora, con il direttore della Gazeta Wyborcza, Adam Michnik. Non dimenticherò mai lo sguardo sul viso di quella donna. Sconcertata, senza fiato, articola solo poche parole: “Teufel! Er ist der Teufel!” (“Il diavolo! È il diavolo!”). Poi torna al polacco per esprimere tutte le cose cattive che pensa di Michnik, senza dubbio anche di me, alle sue compagne di viaggio, poi di nuovo in tedesco: “Solo bugie, Gazeta Wyborcza racconta solo bugie! Michnik distrugge la Polonia!”. Con calma, cerco di saperne di più, ma capisco subito che il nostro dialogo appena iniziato non può continuare. Colgo solo questo: vive vicino a Berlino, ama il suo Paese, un Paese ingiustamente criticato, in particolare dai francesi. Mi volge poi le spalle per il tempo rimanente prima del nostro arrivo alla Berlin Hauptbahnhof e parla, ovviamente, solo in polacco. Guardo le altre quattro donne. Tre mi sembrano condividere l’opinione di questa avvocata del fronte anti-Michnik. L’ultima, quella che prima aveva espresso la sua opinione su altri argomenti, mi guarda in silenzio con un lieve sorriso che non so interpretare. Indosso le cuffie, chiudo gli occhi e ascolto la terza sonata per pianoforte di Karol Szymanowski eseguita da Piotr Anderszewski. Una Polonia completamente diversa.

A poco più di un anno dalle prossime elezioni legislative, cruciali per il futuro del Paese, in un contesto geopolitico regionale sconvolto dall’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, i polacchi stanno vivendo uno dei momenti più intensi dalla fine dell’era comunista. E il Paese è profondamente diviso, al punto da far temere a volte che possa precipitare nella violenza. I recenti interventi, durante un’intervista al settimanale filogovernativo Sieci, di Jarosław Kaczyński, presidente del partito PiS, astioso e violento nei confronti di Ursula von der Leyen e della Commissione europea, sono emblematici di una deriva bellicosa e di una strategia di confronto permanente da parte delle autorità al potere a Varsavia. La situazione è grave e nessuno sa cosa accadrà nei prossimi mesi, prima delle elezioni. L’atteggiamento della mia compagna di viaggio, tra Varsavia e Berlino, è emblematico della veemenza delle passioni oscure che animano parte della popolazione: ci sono colpevoli designat…

La libertà accademica negata dal fanatismo filo-israeliano tedesco. Intervista a Nancy Fraser

A Nancy Fraser è stato impedito di tenere un ciclo di conferenze all’Università di Colonia. Sebbene il tema designato fosse il lavoro nella società capitalista, alla filosofa è stato proibito di parlare per aver firmato la dichiarazione “Philosophy for Palestine”. Una violazione della libertà accademica frutto di quello che Susan Neiman ha definito il “maccartismo filosemita” della Germania, Paese in cui ormai ogni voce critica nei confronti di Israele viene messa sistematicamente a tacere.

Nuova questione morale: la sinistra e il fantasma di Berlinguer

A sinistra si continua a citare Berlinguer e a sbandierare il tema della questione morale. Ma i recenti fatti che hanno travolto la giunta regionale di Michele Emiliano ci ricordano che nel sistema Italia il marcio è diffuso ovunque, a partire dalle realtà locali. Non si può risanare tutto il sistema politico nel suo complesso ma a sinistra ci si può impegnare partendo da casa propria, cercando di costruire un nuovo autentico soggetto progressista anziché puntare ai “campi larghi”.