Klaus Wagenbach: l’editore anarchico che avvicinò la Germania all’Italia

La direttrice editoriale di Wagenbach Susanne Schüssler ricorda in questa intervista il marito e collega Klaus, scomparso da un anno, e la grande passione intellettuale che lo ha legato all'Italia; tanto da aver creato, con la collana Salto e non solo, il più importante ponte culturale fra questi due Paesi nel secondo dopoguerra.

Era da molti mesi che desideravo interloquire con Susanne Schüssler: precisamente dal 19 giugno di quest’anno, quando in occasione di una matinée al Berliner Ensemble – il teatro fondato da Bertolt Brecht a Berlino – tanti ospiti, colleghi e amici, tedeschi e italiani, si sono riuniti per ricordare l’editore Klaus Wagenbach, deceduto il 17 dicembre 2021. Susanne, sua moglie e vedova, dirige la casa editrice Wagenbach dal 2002. Klaus l’aveva fondata nel 1964.

Sul palco, durante la mattinata di ricordo, si sono avvicendati in tanti, con interventi e contributi letterari di Klaus e su Klaus, a ricomporre un amoroso ritratto del fondatore della casa editrice tedesca più rivoluzionaria del dopoguerra.

C’erano 37 gradi quel giorno a Berlino. Mi piace pensare che fossero tutti in omaggio a Klaus e al suo amore per l’Italia, con la sua cultura e le calde estati. L’editore più combattivo e contestato della Germania, infatti, ogni volta che poteva si ritirava nella sua tenuta in Toscana.

L’omaggio che hai reso a Klaus è stato bellissimo, toccante, commovente. Da tempo lo attendevano in molti, per poter partecipare al cordoglio della perdita. Ma in realtà gli hai organizzato una festa, come avrebbe voluto lui. Amava il convivio, la collettività, la leggerezza, il divertimento.

La parola d’ordine è stata: “Ad essere malinconici non si vince mai niente”: una frase di Theodor Fontane, autore che Klaus amava molto. Teneva sempre molto a mantenere una certa leggerezza nei suoi discorsi, e un approccio anarchico alla vita. Non voleva mai prendersi troppo sul serio. Invece nelle sue convinzioni di base, nei principi, era rigido; non faceva compromessi, soprattutto da giovane. Anche se ne ha pagato le conseguenze, com’è stato durante i processi politici che ha subito a causa della sua attività editoriale. Il mio desiderio era proprio, ricordandolo, mettere in luce e far rivivere entrambi questi aspetti di Klaus.

L’editrice Wagenbach nasce nel 1964. Ci hai fatto vedere foto bellissime delle prime riunioni di lavoro a casa di Klaus, lunghe e impegnate, ma sempre unite al piacere di stare insieme, del mangiare e bere. Sicuramente ti avrà raccontato spesso di quei periodi d’inizio.

La casa editrice nacque come atto di ribellione agli sviluppi storico-politici …

Israele, la memoria dell’Olocausto usata come arma

La memoria dell’Olocausto, una delle più grandi tragedie dell’umanità, viene spesso strumentalizzata da Israele (e non solo) per garantirsi una sorta di immunità, anche in presenza di violenze atroci come quelle commesse a Gaza nelle ultime settimane. In questo dialogo studiosi dell’Olocausto discutono di come la sua memoria venga impiegata per fini distorti, funzionali alle politiche degli Stati, innanzitutto di quello ebraico. Quattro studiosi ne discutono in un intenso dialogo.

Libano, lo sfollamento forzato e le donne invisibili

La disuguaglianza di genere ha un forte impatto sull’esperienza dello sfollamento di massa seguito alla guerra nel Libano meridionale. Tuttavia, la carenza di dati differenziati rischia di minare l’adeguatezza degli aiuti forniti e di rendere ancora più invisibile la condizione delle donne, che in condizioni di fuga dalla guerra sono invece notoriamente le più colpite dalla violenza e dalla fatica del ritrovarsi senza casa e con bambini o anziani a cui prestare cure.

Come il fascismo governava le donne

L’approccio del fascismo alle donne era bivalente: da un lato mirava a riportare la donna alla sua missione “naturale” di madre e di perno della famiglia, a una visione del tutto patriarcale; ma dall’altro era inteso a “nazionalizzare” le donne, a farne una forza moderna, consapevole della propria missione nell’ambito dello Stato etico; e perciò a dar loro un ruolo e una dimensione pubblica, sempre a rischio di entrare in conflitto con la dimensione domestica tradizionale. Il regime mise molto impegno nel disinnescare in tutti i modi questo potenziale conflitto, colpendo soprattutto il lavoro femminile. Ne parla un libro importante di Victoria de Grazia.