La storia di Harry Truman ci insegna quanto sia pericolosa la mediocrità

L’arrivo di Truman nell’Ufficio ovale il 12 aprile 1945 fu così commentato da un giornalista del Boston Globe: “È la storia di un uomo medio, catapultato ad altezze vertiginose contro la sua volontà, un po' sconcertato da tutto questo e che in fondo dubita che sia tutto vero”.
Harry Truman

Harry Truman era un uomo onesto, diventato per caso presidente degli Stati Uniti nel 1945 e per i successivi sette anni e nove mesi. Nel gennaio 1953 lasciò la carica estremamente impopolare ma recentemente gli storici lo hanno rivalutato: nel 2022, un sondaggio tra gli esperti del Siena College Research Institute lo ha classificato addirittura al quinto posto tra i migliori presidenti, prima di Dwight Eisenhower, Thomas Jefferson e John Kennedy, una valutazione assurda che rispecchia il clima politico-culturale degli Stati Uniti di oggi. In realtà, il mondo sarebbe stato probabilmente migliore, o quanto meno più pacifico, se Truman non fosse mai diventato presidente.

Truman è morto esattamente 50 anni fa, nel 1972, dopo una lunghissima vita, iniziata nel 1884 a Lamar, nel Missouri, nella dura realtà dell’America rurale. Quando nacque nella fattoria dei genitori non c’erano elettricità né acqua corrente e si cucinava su una stufa a legna. Ovviamente non c’erano automobili, né aeroplani. Quando Truman era bambino, il rumore più forte che sentiva era probabilmente quello di un’ascia che tagliava la legna; quando è morto l’America aveva mandato un uomo sulla luna.

I Truman non erano poveri ma vivevano sempre sull’orlo del baratro: la fattoria valeva 58.000 dollari, secondo la loro dichiarazione dei redditi del 1910, ma era ipotecata fino al collo e, nel 1940, sarebbe stata pignorata dalle banche. C’erano una cinquantina di di mucche e altrettanti maiali, 14 cavalli, 65 polli, e circa 240 ettari coltivati a grano, avena, mais, trifoglio, erba medica e patate. Harry finisce la scuola superiore nel 1901 ma non va all’università e si arrabatta tra una serie di …

Nonostante Platone, Adriana Cavarero smaschera l’ordine patriarcale

Adriana Cavarero ha dedicato la sua esistenza a decodificare il linguaggio della rappresentazione, non solo per il piacere necessario della decostruzione, quanto anche e soprattutto per proporre un nuovo pensiero del femminile, “un immaginario di speranza” che, dall’analisi del passato e dalla critica del presente, lanci lo sguardo verso il futuro, un futuro che indichi rapporti nuovi e diversi.

Fosse Ardeatine, 80 anni dall’eccidio. Intervista a Michela Ponzani

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani gappisti compiva l’attentato di via Rasella, a cui il giorno dopo gli occupanti tedeschi risposero con la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Un legittimo atto di Resistenza a cui fece seguito un massacro deliberato. Eppure, nell’Italia attuale, in cui una parte non solo della società ma anche delle istituzioni non si riconosce nei valori e nell’eredità dell’antifascismo, tali eventi sono ancora oggetto di contesa. La ricostruzione della storica Michela Ponzani non lascia però spazio a nessuna tendenziosa ambiguità.

L’accordo fra Unione Europea ed Egitto è già un fallimento

L’Egitto è un Paese al collasso in cui, oltre alla povertà endemica, fra gli abitanti cova ancora sotto la cenere il fuoco della rivoluzione. Gli accordi stretti con il governo italiano servono ad Al Sisi per cercare di mantenere il controllo, ma rischiano per molti versi di peggiorare la situazione del Paese. L’Europa, in questo quadro, prosegue con la sua solita politica miope: pretendere di fermare i flussi umani favorendo le dittature e i loro metodi violenti e persecutori.