Come restituire la luna a Kyïv

Una guerra d’invasione nel cuore dell’Europa che in pochi mesi ha fatto decine di migliaia di morti, milioni di profughi e distrutto metà Ucraina. Una pandemia che, lungi dall’essere finita e anch’essa paragonata a una guerra, ha seminato milioni di morti in ogni continente. Negli anni Dieci del 2000, la più drammatica crisi economica dal secondo dopoguerra. Infine un’emergenza climatica che ormai è ben oltre il punto di non ritorno. Quattro faglie di crisi-spartiacque negli equilibri mondiali.
Come restituire la luna a Kyïv

Misurare lo stato di salute della sinistra in un contesto tanto catastrofico, preoccupante, minaccioso per la specie umana, purtroppo è molto semplice e, parafrasando l’incipit di Anna Karenina, si potrebbe dire che se tutte le famiglie delle destre del mondo sono uguali tra loro (Dio, Patria e Famiglia: la santa trinità che muove ancora oggi l’invasore russo in Ucraina), ogni famiglia di sinistra lo è a modo suo. Per il venir meno di ogni riferimento politico-partitico novecentesco, per la progressiva frantumazione sociale, per l’epocale trasformazione delle forze produttive, per l’esplosione del lavoro immateriale e la conseguente scomparsa delle classi sociali tradizionali, per l’irrompere della questione ambientale e degli epocali flussi migratori.

Quella tolstojana è tuttavia solo una suggestione perché, in realtà, le categorie di destra e di sinistra, storicamente, sono state attraversate sempre da idee e riferimenti politici plurali: nel mondo ci sono tante destre e molteplici sinistre. E chi ne nega l’esistenza decretandone il superamento in un mondo dove tutte le vacche sono nere, cela un pensiero di nuova destra.

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Al fondo, specialmente oggi, dopo l’ubriacatura liberista blairiana e la Grande depressione all’inizio del nuovo millennio, sicuramente essere di sinistra sembra assumere quasi un senso originario, ottocentesco, perché ci impegna innanzitutto nella lotta contro l’iperbolico sviluppo delle disuguaglianze. Un ritorno alle origini stesse del pensiero socialista, poi diventato patrimonio anche di quello della sinistra liberale come insegna Norberto Bobbio (Destra e sinistra, ragioni di una distinzione politica), che individuava appunto nell’uguaglianza, e dunque nella tensione verso la riduzione delle disuguaglianze, la radice della sinistra da contrapporre alla destra che, invece, nelle disuguaglianze vede una naturale, eterna connotazione sociale. Quella di Bobbio mi sembra resti, ancora oggi, anzi sempre di più nel mondo contemporaneo, una valida definizione generale della sinistra in senso largo.

Per me, con una formazione culturale marxista e sessantottina, sinistra è più semplicemente l’unione d…

Nonostante Platone, Adriana Cavarero smaschera l’ordine patriarcale

Adriana Cavarero ha dedicato la sua esistenza a decodificare il linguaggio della rappresentazione, non solo per il piacere necessario della decostruzione, quanto anche e soprattutto per proporre un nuovo pensiero del femminile, “un immaginario di speranza” che, dall’analisi del passato e dalla critica del presente, lanci lo sguardo verso il futuro, un futuro che indichi rapporti nuovi e diversi.

Fosse Ardeatine, 80 anni dall’eccidio. Intervista a Michela Ponzani

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani gappisti compiva l’attentato di via Rasella, a cui il giorno dopo gli occupanti tedeschi risposero con la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Un legittimo atto di Resistenza a cui fece seguito un massacro deliberato. Eppure, nell’Italia attuale, in cui una parte non solo della società ma anche delle istituzioni non si riconosce nei valori e nell’eredità dell’antifascismo, tali eventi sono ancora oggetto di contesa. La ricostruzione della storica Michela Ponzani non lascia però spazio a nessuna tendenziosa ambiguità.

L’accordo fra Unione Europea ed Egitto è già un fallimento

L’Egitto è un Paese al collasso in cui, oltre alla povertà endemica, fra gli abitanti cova ancora sotto la cenere il fuoco della rivoluzione. Gli accordi stretti con il governo italiano servono ad Al Sisi per cercare di mantenere il controllo, ma rischiano per molti versi di peggiorare la situazione del Paese. L’Europa, in questo quadro, prosegue con la sua solita politica miope: pretendere di fermare i flussi umani favorendo le dittature e i loro metodi violenti e persecutori.