Mani che curano: il lavoro delle “badanti” sfruttato e segregato

Il lavoro delle "badanti", così chiamate con termine inadeguato e sminuente, è solo una delle sfaccettature di un fenomeno di sfruttamento e segregazione delle donne straniere, che affonda le radici negli anni Ottanta quando è cominciata la privatizzazione del lavoro di cura che, oggi, si regge quasi esclusivamente sulla disponibilità di forza lavoro migrante a basso costo.

“Ci guardavano come se fossimo merce esposta e nei lunghi spostamenti da un paese all’altro ci minacciavano con la magia nera: ci strappavano i peli delle ascelle e ci prendevano le mutande per farci riti voodoo”. Vendute. Vendute come le mucche al mercato di Kara Cattle Market a Lagos. Patricia Agharese Ogiefa, ha 42 anni è di origine nigeriana ed è la prima figlia di sette fratelli, costretta a emigrare in Europa per mantenere la famiglia. Si troverà invece invischiata nella complessa rete dei trafficanti di esseri umani che, sfruttano la disperazione per creare schiave sessuali che l’Europa nasconde.

Secondo una ricerca, condotta da Transcrime – Università Sacro Cuore, finanziata dalla Commissione Europea, tra i mercati illeciti il traffico di esseri umani rappresenta la seconda fonte di guadagno delle organizzazioni criminali (il primato spetta ancora al commercio di stupefacenti). La consuetudine prevede: documenti con identità false, un viaggio aereo già pagato verso i paesi più ricchi e infine la prostituzione forzata accompagnata da violenze. Il debito verso il trafficante diventa una catena, a volte, per tutta la vita. Ma il giogo di Patricia si è spezzato dopo tre mesi dal suo arrivo a Roma, grazie all’intervento di alcuni volontari che, per strada, aiutano le donne vittime di tratta offrendo loro la possibilità di essere accolte in strutture adeguate, recuperando così la dignità negata.

La segregazione professionale
Una storia fra le tante, quella di Patricia, che fa emergere con forza le criticità dell’immigrazione femminile in Italia che negli ultimi decenni ha subìto un forte incremento; al 1° gennaio 2022 (fonte ISTAT) si registrano 2.562.514 donne straniere, circa il 50,9% di tutta la popolazione straniera residente, con un tasso di occupazione del 46,7%. Questi dati non tengono conto del lavoro sommerso, fenomeno largamente diffuso in tutto il paese.

Svolgendo lavori prevalentemente manuali, e quindi più pericolosi, gli stranieri subiscono anche più infortuni: tra le 564.089 denunce presentate nel 2021 se ne contano 48.194 di contagio da Covid-19, di cui in ben 8 casi su 10 sono donne evidentemente impegnate in lavori a più alto rischio di morbilità. Inoltre, ben un terzo dei lavoratori stranieri è sovraistruito, ovvero ha un titolo di formazione più alto rispetto alle mansioni che ricopre; anche in questo caso le donne sono penalizzate: il 42,5% è troppo qualifi…

Nonostante Platone, Adriana Cavarero smaschera l’ordine patriarcale

Adriana Cavarero ha dedicato la sua esistenza a decodificare il linguaggio della rappresentazione, non solo per il piacere necessario della decostruzione, quanto anche e soprattutto per proporre un nuovo pensiero del femminile, “un immaginario di speranza” che, dall’analisi del passato e dalla critica del presente, lanci lo sguardo verso il futuro, un futuro che indichi rapporti nuovi e diversi.

Fosse Ardeatine, 80 anni dall’eccidio. Intervista a Michela Ponzani

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani gappisti compiva l’attentato di via Rasella, a cui il giorno dopo gli occupanti tedeschi risposero con la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Un legittimo atto di Resistenza a cui fece seguito un massacro deliberato. Eppure, nell’Italia attuale, in cui una parte non solo della società ma anche delle istituzioni non si riconosce nei valori e nell’eredità dell’antifascismo, tali eventi sono ancora oggetto di contesa. La ricostruzione della storica Michela Ponzani non lascia però spazio a nessuna tendenziosa ambiguità.

L’accordo fra Unione Europea ed Egitto è già un fallimento

L’Egitto è un Paese al collasso in cui, oltre alla povertà endemica, fra gli abitanti cova ancora sotto la cenere il fuoco della rivoluzione. Gli accordi stretti con il governo italiano servono ad Al Sisi per cercare di mantenere il controllo, ma rischiano per molti versi di peggiorare la situazione del Paese. L’Europa, in questo quadro, prosegue con la sua solita politica miope: pretendere di fermare i flussi umani favorendo le dittature e i loro metodi violenti e persecutori.