“Appello ai giovani di tutta la Russia: uniamoci nella solidarietà e sconfiggiamo la paura”

In Russia esiste, dai tempi dell'Unione Sovietica, una tradizione nei tribunali: il discorso di autodifesa degli imputati. A dissidenti politici di fatto già condannati dal sistema, veniva lasciata la possibilità di spiegarsi prendendo la parola per un'ultima volta. Sergei Bondarenko dell'associazione Memorial - premio Nobel per la pace 2022 - insieme a Giulia De Florio di Memorial Italia hanno raccolto in un libro, pubblicato da edizioni E/O, alcuni dei discorsi pronunciati negli ultimi anni da condannati per opinioni politiche sotto il regime di Putin. Pubblichiamo in esclusiva il discorso di Armen Aramjan, giovane redattore della rivista studentesca indipendente DOXA, messa fuorilegge in Russia.

Armen Aramjan, Alla Gutnikova, Volodja Metelkin e Nataša Tyškevič sono ex redattori della rivista studentesca indipendente DOXA, al momento vietata in Russia. Prima dell’irruzione delle truppe russe in Ucraina, DOXA si presentava come una “rivista sull’università contemporanea e sui problemi del sapere sociale e umanistico”. Dal 24 febbraio 2022 DOXA è una “rivista indipendente contro la guerra, la dittatura e le disuguaglianze”. Nel gennaio 2021 DOXA si esprime a sostegno dei manifestanti che protestano per l’arresto di Aleksej Naval’nyj, in particolare con il video “Non riusciranno a sconfiggere i giovani”, in cui Aramjan, Gutnikova, Tyškevič e Metelkin esortano i giovani di tutta la Russia a scendere in strada e protestare senza temere di venire espulsi dagli atenei. Il Roskomnadzor ordina subito di rimuovere il video poiché, a suo dire, avrebbe “istigato minorenni a [compiere] azioni per loro pericolose” (art. 151.2 del Codice penale della Federazione russa).

1° aprile 2022

Signor giudice, mi sono rimaste ormai pochissime occasioni per esprimermi liberamente su quello che accade in Russia oggi. Dunque vorrei approfittare di questa udienza pubblica per dire qualche parola. Un mese fa la Russia ha dato il via alla cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina. Le ostilità hanno provocato migliaia di morti tra la popolazione civile: secondo i primi dati, nella sola Mariupol’ sarebbero state uccise cinquemila persone. Perciò, prima di dare voce a questa mia ultima dichiarazione, ci terrei a osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime della guerra. Credo anzi che ogni evento pubblico in Russia dovrebbe iniziare in modo analogo.

Signor giudice, da quasi un anno a questa parte io e i miei amici siamo de facto agli arresti domiciliari. La nostra vita è ormai divisa in un “prima” e in un “dopo” le perquisizioni nei nostri appartamenti, avvenute alle 6 del mattino del 14 aprile 2021. In tutti questi dodici mesi o quasi non abbiamo potuto studiare, lavorare, vedere gli amici, vivere una vita normale. Oltre a non lavorare per DOXA, non ho potuto dedicarmi alle mie ricerche, ma soprattutto, per via dei domiciliari, è un anno che non vedo la mia ragazza, che nelle ultime settimane ha dovuto far sfollare la sua famiglia da Kiev. Alla e Volodja hanno dovuto lasciare l’università. Nataša ha perso il lavoro. Per cosa? Per un breve video che abbiamo pubblicato nel gennaio 2021, un video in cui non facevamo altro che chiedere al governo, ma anche alle università e alle scuole, di smetterla di intimorire gli studenti e di minacciarli di espulsione se partecipavano alle proteste. Nel filmato c’erano anche parole di incoraggiamento nei confronti di col…

Giù le mani dai centri antiviolenza: i tentativi istituzionalisti e securitari di strapparli al movimento delle donne

Fondamentale acquisizione del movimento delle donne dal basso, per salvarsi la vita e proteggersi dalla violenza soprattutto domestica, oggi i centri antiviolenza subiscono una crescente pressione verso l’istituzionalizzazione e l’irreggimentazione in chiave securitaria e assistenzialista. Tanto che ai bandi per finanziarli accedono realtà persino sfacciatamente pro-patriarcali come i gruppi ProVita o altre congreghe di tipo religioso.

Contro l’“onnipresente violenza”: la lotta in poesia delle femministe russe

Una nuova generazione di femministe russe, oggi quasi tutte riparate all’estero dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, sta svelando attraverso un nuovo uso del linguaggio poetico il trauma rappresentato per le donne dalla violenza maschile, all’interno di una società patriarcale come quella russa che, con il pieno avallo dello Stato, ritiene lo spazio domestico e chi lo abita soggetti al dominio incontrastato dell’uomo. La popolarità della loro poesia e del loro impegno testimonia la reattività della società russa, nonostante la pesante militarizzazione.