Lo sguardo di Rosa Luxemburg

Il 5 marzo ricorre l’anniversario della nascita della rivoluzionaria polacca Rosa Luxemburg, fra le personalità teoriche più alte e profonde del marxismo negli anni d’oro del movimento rivoluzionario mondiale. il suo lascito in Italia è tuttora lungi dall’essere studiato e approfondito. Questo lungo saggio, che pubblichiamo in due puntate, ripercorre le ragioni per cui non si può prescindere dal suo pensiero per imparare qualcosa su socialismo, democrazia e rivoluzione: dalle sue visioni acute e dalle contraddizioni in cui pure cadde nell’ambito di un dibattito attraversato, fra i marxisti, da costanti competizioni fra le diverse ortodossie.

Se la “giovane attaccabrighe”[1] fosse sopravvissuta a quella terribile notte di Berlino del gennaio 1919, nel corso della sua vita sarebbe stata una dolorosissima spina nel fianco del dittatore georgiano, cambiando forse, con le sorti dell’Unione Sovietica, anche il corso e le esperienze del movimento operaio internazionale. Ma l’abisso della distanza che correva tra Rosa Luxemburg e Lenin o Stalin non va misurato col metro dello spontaneismo e, tanto meno, del terrorismo. Niente di più inverosimile che dipingere la giovane polacca come teorica della violenza. Quando in Svizzera, dopo le primissime esperienze politiche compiute nella terra d’origine, si giunse a discutere la questione delle armi (siamo tra il 1893 e il 1898), la posizione che assunse Rosa Luxemburg fu chiarissima: “Non è possibile lavorare a livello politico con dei ragazzini a cui piace giocare ai soldati”[2] . La stessa partecipazione alla rivolta della “Lega di Spartaco” con il suo esito tragico è ben lungi dal vederla come organizzatrice e artefice di primo piano.

Per cogliere il senso più profondo di queste affermazioni bisogna dunque scrollarsi di dosso stereotipi e pregiudizi che ne hanno deturpato l’immagine.  

Non aiuta d’altra parte – come sostiene Guido Liguori nell’introduzione al testo che riedita le opere principali della Luxemburg[3] – istituire un parallelismo tra il giovane Marx e Luxemburg teorica della democrazia di massa dal momento che le opere giovanili di Marx furono diffuse in Europa dopo gli anni venti. Non serve molto neanche – com’è accaduto – assimilare la figura di Luxemburg al ’68 e alle spinte democratiche che caratterizzarono quel movimento. Luxemburg era sostanzialmente un’ortodossa e, se lo sfondo della contestazione studentesca potesse arretrare di 50 anni, probabilmente la  si vedrebbe acerrima nemica di quel movimento.

Due sono i momenti decisivi nella vita (nell’esperienza politica e intellettuale) di Rosa Luxemburg: quando, appena ventisettenne, lasciata la Svizzera, si trasferisce a Berlino dove stabilirà i suoi contatti con il Partito Socialdemocratico Tedesco e quando la decisione di approvare i crediti di guerra da parte del grup…

Il maschilismo dei dati

La gran parte delle decisioni negli ambiti più disparati oggi viene presa a partire dai dati. Dati che però nella stragrande maggioranza riguardano solo ed esclusivamente gli uomini.

Le radici biologiche del linguaggio umano

Studiare da un punto di vista evolutivo il linguaggio umano è un’operazione estremamente complessa poiché, a differenza di altri tratti biologici, dipende da strumenti nervosi e anatomici che non fossilizzano e non lasciano tracce. Ma lo studio del canto degli uccelli ci fornisce un prezioso strumento comparativo per perseguire tale scopo.

La crisi della sinistra e il problema della proprietà

Abbandonando il tema del lavoro, la sinistra si è appiattita su posizioni monetariste e ha rinunciato anche ad affrontare propriamente il tema della proprietà. Riguardo quella pubblica, per allontanarsi dal nazionalismo comunista sovietico, ha osteggiato ogni forma di demanializzazione e nazionalizzazione dei beni e delle produzioni, favorendo privatizzazioni, svendite degli assets economici prioritari a tutto danno del Paese e a favore di grandi potenze multinazionali. Ma la gestione condivisa dei beni collettivi non può essere trasferita alla sfera privata.