MicroMega+, il numero del 3 marzo 2023

Su MicroMega+ trovi i contributi di: Lidia Zessin-Jurek, Pompeo Della Posta, Marcello Giampaoletti, Fabio Meinardi, Paolo Ragazzi, Emanuele Profumi, Giovanni Carbone.

Redazione

Questa settimana su MicroMega+ ci occupiamo di storie di rivoluzionari e rivoluzionarie, anche in campo artistico, mentre approfondiamo lo sguardo sulle grandi sfide e gli scenari del presente.

Mentre in Italia facciamo i conti con la disumanità della politica dei respingimenti, in tutta l’Europa le persone in fuga da Siria, Yemen, Afghanistan si ritrovano le frontiere sbarrate. Il valico polacco-bielorusso, spiega la storica e ricercatrice polacca Lidia Zessin-Jurek, è una delle zone di confine del mondo in cui la vulnerabilità e le morti dei rifugiati, usati come arma di ricatto politico, sono state normalizzate: vengono viste, cioè, come una conseguenza regolare e accettabile della politica migratoria adottata.

Gli scontri fra Stati attraverso le frontiere sono parte delle manifestazioni – una fra le più brutali – della tendenza in corso alla deglobalizzazione. A partire dalla crisi finanziaria globale del 2008/2009, scrive Pompeo Della Posta, sono infatti cresciuti i segnali di chiusura ai commerci e ai movimenti di capitale e lavoro. Se ne è fatto interprete Donald Trump con “America First” ma Joe Biden sta mantenendo la stessa posizione nelle relazioni commerciali e politiche fra Stati Uniti e Cina. Di fronte ai rischi che tutto ciò comporta, anche per la pace e la stabilità politica è utile secondo Della Posta pensare a una deglobalizzazione illuminata, ispirandosi agli aspetti migliori dell’Unione europea.

La vita dei lavoratori in Africa è profondamente segnata dalla globalizzazione. In questo reportage per MicroMega+, Marcello Giampaoletti e Fabio Meinardi ci raccontano che “I lavoratori del cacao nella Costa d’Avorio cercano alternative allo sfruttamento“: il Paese è il principale produttore ed esportatore mondiale di cacao, con il 40% della fornitura mondiale. Nonostante la disponibilità di materia prima, i salari dei lavoratori sono tuttavia bassissimi e il 54,9% vive sotto la soglia di povertà. Ma alcuni di loro si stanno organizzando per cercare alternative a una vita di sfruttamento.

Dalla memoria del passato prendiamo spunto ricordando rivoluzioni e rivoluzionari. Della vicenda di Salvador Allende è noto il tragico epilogo, ma a 50 anni dalle elezioni che diedero al suo partito, Unidad Popular, un consenso storico in Cile – il 4 marzo 1973 – quell’esperimento di via democratica al socialismo rivoluzionario è ancora denso di lezioni da poter ricordare e raccogliere, scrive Emanuele Profumi.

Anche il 5 marzo ricordiamo una grande storia rivoluzionaria. È l’anniversario della nascita di Rosa Luxemburg, fra le personalità teoriche più alte e profonde del marxismo negli anni d’oro del movimento rivoluzionario mondiale. Il suo lascito in Italia è tuttora lungi dall’essere conosciuto e approfondito. Questo saggio di Paolo Ragazzi che pubblichiamo in due puntate (troverai la seconda il 17 marzo) ripercorre le ragioni per cui non si può prescindere dal suo pensiero per imparare qualcosa su socialismo, democrazia e rivoluzione; fra interpretazioni acute e contraddizioni in cui pure cadde in un dibattito attraversato, nel marxismo, da costanti competizioni fra le diverse ortodossie.

Chiudiamo con l’anniversario di un’altra rivoluzione: il 1° marzo del 1973 usciva negli USA – e qualche settimana dopo in Gran Bretagna – The Dark Side of the Moon, l’album dei Pink Floyd che segnò un evento epico nella storia del rock. Frutto del genio di personalità uniche e opposte fra loro quali David Gilmour e Roger Waters, che ancora oggi – scrive Giovanni Carbone – non mancano di consegnarci contrasti profondi e serrati.

È tutto per oggi. Buona lettura dalla redazione.

MicroMega+ del 19 aprile 2024

Con contributi di Michael Sappir, Hanno Hauenstein, Francesco Suman, Mario Barbati, Elisabetta Grande, Serena Celeste e Sara Rossi

La libertà accademica negata dal fanatismo filo-israeliano tedesco. Intervista a Nancy Fraser

A Nancy Fraser è stato impedito di tenere un ciclo di conferenze all’Università di Colonia. Sebbene il tema designato fosse il lavoro nella società capitalista, alla filosofa è stato proibito di parlare per aver firmato la dichiarazione “Philosophy for Palestine”. Una violazione della libertà accademica frutto di quello che Susan Neiman ha definito il “maccartismo filosemita” della Germania, Paese in cui ormai ogni voce critica nei confronti di Israele viene messa sistematicamente a tacere.