“Putin. Guerra”: quei volontari nel Donbas al soldo dell’esercito russo e ceceno

La seconda parte del rapporto dettagliato "Putin. Guerra" con cui nel 2015 l'oppositore russo Boris Nemcov, poco prima di essere assassinato davanti al Cremlino, denunciava le intenzioni di Vladimir Putin di scatenare una guerra in Ucraina su larga scala. In questi capitoli si denuncia, in modo dettagliato, l'ingerenza pesante e meditata dell'esercito russo e ceceno nei combattimenti fra separatisti nel Donbas. Ringraziamo l'associazione Memorial Italia e l'oppositore politico Il'ja Jašin, attualmente in carcere dove sta scontando una condanna a otto anni e sei mesi per aver condannato pubblicamente il massacro di Buča come responsabilità dell'esercito russo.

Nota della redazione di MicroMega: Proseguiamo con la pubblicazione della seconda parte del dossier curato nel 2015 dall’oppositore del regime Boris Nemcov, poco prima di essere assassinato, e redatto dai suoi compagni Il’ja Jašin (attualmente condannato a otto anni e sei mesi di carcere per aver “diffuso informazioni false” sulle forze armate russe criticando la guerra in Ucraina) e Ol’ga Šorina. In questa seconda parte del dossier viene alla luce come i combattenti volontari filorussi nel Donbas a partire dal 2014 fossero in realtà foraggiati e retribuiti in larghissima parte direttamente dal regime di Putin e addestrati dall’esercito russo o ceceno. La prima parte del dossier si può leggere qui.

Volontari o mercenari?
Le unità regolari dell’esercito russo sono state in larga misura determinanti per i successi militari dei separatisti in Ucraina orientale. Tuttavia anche i rinforzi costituiti dai cosiddetti “volontari”, costantemente arrivati dalla Russia nella zona del conflitto armato, hanno avuto un ruolo significativo per le forze armate delle Repubbliche Popolari di Donec’k e Luhans’k.

Fin dall’inizio del confronto sono arrivati in Ucraina cittadini russi che o si sono organizzati in gruppi militarizzati o si sono uniti a reparti già esistenti. Tra questi combattenti figuravano non pochi ex agenti dell’intelligence e militari di carriera russi, compresi uomini con esperienza di guerra in zone calde e con un passato criminale. Spesso queste persone sono diventate figure chiave tra le truppe dei separatisti, per esempio, Igor’ Girkin, ex ufficiale dell’intelligence, Arsenij Pavlov (conosciuto come Motorola), veterano della “guerra cecena”, e Aleksandr Možaev (conosciuto come Babaj), accusato dalla procura di Krasnodar di tentato omicidio.

Spesso l’arruolamento, l’armamento, il rifornimento e il trasferimento dei “volontari” russi in territorio ucraino sono stati organizzati con l’intervento diretto delle autorità russe.

I mercenari
Ad agosto del 2014 Aleksandr Zacharčenko, premier della Repubblica Popolare di Donec’k, ha dichiarato: “Non abbiamo mai nascosto che tra di noi ci sono molti russi, senza il loro aiuto per noi sarebbe stato molto difficile, sarebbe stato più complicato combattere”. Zacharčenko ha ammesso che tra i separatisti ci sono 3.000-4.000 volontari russi.

Vjačeslav Tetekin, deputato della Duma di Stato della Federazione Russa e membro della Commissione di difesa, ha stimato in 30.000 il numero di “volontari” che partecipano e hanno partecipato alle operazioni militari nel Donbas. “Alcuni hanno combattuto per una settimana, altri per qualche mese, ma, secondo i dati delle autorità delle Repubbliche Popolari di Donec’k e Luhans’k, sui campi di combattimento sono passati all’incirca 30.000 volontari”, h…

Maastricht

Maastricht, la follia di un’unione monetaria senza un’unione politica

A trent’anni dal Trattato di Maastricht ripercorriamo la storia dell’unione monetaria europea. Un’unione incompleta, poiché a differenza di quella statunitense non poggia le basi su un’unità nazionale, essendo inoltre influenzata dalla ristretta mentalità neo-mercantilista caratteristica del suo Paese dominante, la Germania.

Eritrea

A trent’anni dall’indipendenza, l’Eritrea è una prigione per i suoi abitanti

Il 24 maggio è l’anniversario dei trent’anni dall’indipendenza dell’Eritrea dall’Etiopia, una conquista ottenuta dopo decenni di guerra. La vicenda attraversa diversi periodi storici, dal colonialismo italiano, alla caduta dell’impero etiope, passando dalla dittatura comunista d’Etiopia, fino ad arrivare al conflitto del 2019 nel Tigray e alla sua formale conclusione lo scorso novembre. Un’intervista a Uoldelul Chelati Dirar, Professore Associato di Storia e Istituzioni dell’Africa dell’Università di Macerata per capire il processo di emancipazione dell’Eritrea e la situazione attuale del Paese.

Violenza ostetrica fra tabù e omertà diffusa

La violenza ostetrica è tanto diffusa in questo Paese e nel mondo quanto poco discussa, a causa di tabù culturali e vere e proprie forme di omertà, ma è un’espressione a pieno titolo di quella misoginia violenta che ancora oggi condiziona le vite delle donne. Un reportage sul fenomeno e le possibili soluzioni.