Scuola: un “organo costituzionale” fatto a pezzi

La Costituzione promuove il pieno sviluppo della persona umana e la scuola riveste un compito fondamentale nel porne le basi. Ma qualora l'Autonomia differenziata diventasse realtà si creerebbe un sistema scolastico diverso in ogni Regione che configurerebbe cittadini di serie A e cittadini di serie B.
scuola

Per comprendere la funzione della scuola nell’ambito della nostra Repubblica – e anche quanto sia prezioso preservarne l’integrità – possiamo partire da questa riflessione di Piero Calamandrei:

La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale”. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il Presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […]. (Piero Calamandrei, 11/2/1950)

Sta accadendo infatti una cosa estremamente grave, di cui tutti – anche coloro che non sono lavoratori e studenti, ma che abbiano a cuore la democrazia e la funzione che la scuola pubblica come organo costituzionale è tenuta ad esercitare – dovremmo farci carico. E su cui sarebbe auspicabile che soprattutto i docenti si riappropriassero del proprio mandato politico.

Non si sono dedicate adeguate analisi alle possibili conseguenze sul sistema nazionale dell’istruzione dei provvedimenti relativi all’autonomia differenziata, che saranno messi in campo se il ddl 615, promosso dal Ministro degli affari regionali, Roberto Calderoli, dovesse andare in porto. Come è noto, il progetto di autonomia differenziata riguarda potenzialmente altre 22 materie (tra cui sanità, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, ambiente, beni culturali, ricerca e università, rapporti con l’UE, commercio estero): una vera e propria rivoluzione, che cambierà il volto anche istituzionale della Repubblica, destinerà diritti – anche universali – sulla base del certificato di residenza,

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

Regionalismo differenziato o centralismo diffuso? L’autonomia differenziata punta a demolire il Parlamento

La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.