Viva Villa, ¡cabrones! Il mito di Pancho Villa a 100 anni dalla morte

Il 20 luglio ricorre il centenario della morte, o meglio, dell’assassinio di Doroteo Arango Arámbula, più conosciuto con il nome che assunse durante la Rivoluzione messicana: Francisco "Pancho" Villa. In Messico l'intero 2023 è stato dichiarato anno in suo onore, ma la memoria del rivoluzionario nel corso di questo secolo è stata spesso divisiva.
Pancho Villa

Molti descrivono Pancho Villa come il Garibaldi o il Robin Hood messicano. Ma il mito del personaggio va molto al di là. Chi ha visitato il Messico, in particolare il Messico settentrionale, ha spesso avuto modo di vedere sui parafanghi o sui cassoni degli sgangherati camion che percorrono quelle strade polverose, in caratteri cubitali, la scritta Viva Villa, cabrones! È un segno della popolarità (ma anche dell’avversione) che Villa e le sue azioni ancora riscuotono, pure a oltre 100 anni da quelle imprese.

La sua audacia, il suo coraggio, i suoi successi militari ma anche il suo sentimentalismo lo hanno reso un personaggio di fantasia, adatto per romanzi o per film.

Villa, nato nel 1878, era un bimbo condannato alla miseria, rimasto orfano con altri fratelli dopo che i genitori, braccianti a giornata in un latifondo dello Stato messicano di Durango, erano deceduti. E, dunque, inevitabilmente era privo di ogni cultura. Si dice che, semianalfabeta, la sua unica lettura fosse stata un’edizione per ragazzi dei Tre Moschettieri, da cui, forse, trasse l’insegnamento essenziale del “tutti per uno e uno per tutti”.

Secondo la leggenda (ma forse è la realtà, visto che nessuno è riuscito a confutarla), il ribellismo di Villa nacque quando lui, sedicenne, assistette al tentativo del latifondista di abusare di sua sorella. Così, decise che non voleva seguire il destino dei suoi genitori e volle diventare un bandito e lo fu per oltre quindici anni, amato dal popolo perché, si dice, “rubava ai ricchi per dare ai poveri”.

Nel 1910 l’incontro con un politico intelligente e sensibile, Abraham González Casavantes, leader del Partito Nazionale Anti-Rielezionista (cioè contrario alla rielezione del presidente dittatore Porfirio Díaz), molto legato a Francisco Ignacio Madero (che nel 1911 sarebbe poi divenuto presidente del Paese), lo convinse che l’odio che provava per gli oppressori, i latifondisti e la dittatura doveva trasformarsi in lotta per il cambiamento. Dunque, la sete di giustizia del contadino divenuto bandito si sposò con vere e proprie aspirazioni politiche democratiche e anti-oligarchiche, che lo spinsero ad entrare nel nascente movimento rivoluzionario. In poche settimane divenne il più efficace dei capitani della guerriglia della División del Norte Federal, comandata dal generale Victoriano Huerta. Questo militare di carriera, finito chissà perché a capeggiare la guerriglia nel Nord del Paese, infastidito dalle capacità di Villa, lo fece imprigionare in un carcere della capitale Città del Messico, dove rest…

Lech Wałęsa, 80 anni in tono minore nella Polonia autoritaria

Il 29 settembre l’ex leader di Solidarność compie 80 anni. Un evento importante per l’uomo che più di ogni altro ha fatto la storia della Polonia nella seconda metà del Novecento, che però non godrà di alcuna celebrazione pubblica. Per Wałęsa, uomo di compromessi, non c’è infatti posto nell’attuale Polonia di Kaczyński, populista e autoritaria.

Carlo Rosselli e le sue teorie economiche

Carlo Rosselli è conosciuto soprattutto per la sua filosofia politica e la sua attività antifascista. In questa sede ci vogliamo però strettamente concentrare sul suo pensiero economico, inizialmente influenzato dal suo maestro Gaetano Salvemini, da cui comunque si saprà discostare. Nel pensiero economico di Rosselli grande rilevanza è assunta dal ruolo dei sindacati e da quello degli operai, chiamati a diventare compartecipi delle decisioni in ambito produttivo.

Biennale Musica, intervista alla direttrice Lucia Ronchetti

Dal 16 al 29 ottobre si svolge “Micro-Music”, titolo del 67° Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Lucia Ronchetti, compositrice di fama internazionale. Oltre a essere un personaggio peculiare e interessante di per sé, Ronchetti è la prima donna a dirigere in assoluto un festival di tale importanza e questa circostanza offre diversi spunti di riflessione che includono sì la presentazione dell’imminente rassegna ma che si spingono anche molto al di là di essa.