La politica degli ultimi trent’anni, per mezzo di riforme normative e del linguaggio ricorrenti, ha sostanzialmente delegittimato il complesso di diritti del lavoro vigenti e con essi quelli della cittadinanza, determinando l’affermazione di una dottrina rigorosamente neoliberista fondata sulla subordinazione delle persone e dei loro percorsi di vita e di lavoro al profitto. Il rapporto tra capitale e lavoro è stato infatti riscritto dal potere in primis smobilitando, anche per via militare, il conflitto e in secondo luogo mediante il ricorso a politiche del lavoro, fiscali e di welfare fondate su tesi economiche rigoriste che hanno duramente colpito le fasce più fragili e meno tutelate della popolazione a vantaggio di quelle invece più strutturate e privilegiate. Basterebbe ricordare quanto afferma Ferruccio Pastore in un suo recente libro (Migramorfosi, Einaudi 2023). Riprendendo infatti i dati Ocse, Pastore fa notare che nel 2021 il salario lordo annuo degli italiani, a parità di potere di acquisto, è stato di 29.694 euro contro i 29.341 del 1990. Un guadagno di appena 300 euro in trent’anni. Nello stesso periodo gli spagnoli sono passati da 25.000 a 27.000 euro, i francesi da 29.000 a 40.000 e i tedeschi da 30.000 a 43.000. L’Italia è rimasta, dunque, sul piano contrattuale e salariale sostanzialmente ferma rispetto al resto d’Europa, divenendo il teatro di una politica che ha scaricato sui salariati, le donne, i migranti, i giovani e i disoccupati, le politiche e le riforme economiche e politiche della classe dirigente del Paese.
Per questa ragione, ogni riflessione capace di partire dalle condizioni di vita e di lavoro delle classi lavoratrici, merita una particolare attenzione, anche solo per contraddire la retorica dello sviluppo economico contabilizzato mediante le percentuali di crescita del pil e sulla base di rinnovi contrattuali che non sempre si traducono in un aumento della capacità reale di spesa e di investimento delle persone e delle famiglie.
Sotto questo aspetto, il volume monografico voluto da Avviso Pubblico e pubblicato da Rubbettino dal titolo Sfruttamento e caporalato in Italia. Il ruolo degli enti locali nella prevenzione e nel contrasto, svolge un ruolo fondamentale, evidente peraltro sin dal titolo. Il volume, che ospita contributi e riflessioni di alcuni tra i maggiori esperti di sfruttamento del lavoro, si apre con i saggi di due importanti esponenti della magistratura italiana come il giudice Gian Carlo Caselli (“Dalla legge 199/2016 all’etichetta narrante per ripristinare legalità e giustizia contro sfruttamento e caporalato”) e il magistrato di Cassazione Bruno Giordano (“Il contrasto allo sfruttamento del lavoro e il ruolo degli enti locali”). Quest’ultimo, peraltro, tra i maggiori esperti di sicurezza sul lavoro, già direttore generale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e tra i padri della legge 199/2016, ossia la più importante norma vigente contro lo sfruttamento. Leggere questi contributi significa comprendere l’orga…