Tatari di Crimea, quando la storia si ripete

Sono passati dieci anni da quando, nel 2014, la Crimea fu occupata dalla Russia. Per i tatari di Crimea fu il ripetersi di una storia già vissuta: nel 1944, a partire dal 18 maggio, l’Unione Sovietica ne deportò tutta la popolazione in remote zone dell’Urss. In tre giorni lasciò la penisola senza traccia dei tatari di Crimea.

Sono seduta di fronte a una giovane ventottenne dagli occhi azzurri e dal velo color crema. Il suo nome è Ajsche[1]. È una tatara di Crimea e rappresentante di uno dei popoli indigeni dell’Ucraina[2].

Chiacchieriamo nel suo piccolo appartamento in una città della Germania meridionale. Sulla tavola c’è dello yantyky, un piatto a base di un impasto non fermentato e carne, una delle ricette della sua cucina nazionale. Ajsche e la sua famiglia cercano di ambientarsi. Alle pareti sono appese cartoline di Bachčisaraj, nella libreria un paio di volumi sui tatari di Crimea che sono riusciti a portare da casa e manuali di lingua tedesca.

Ajsche è scappata dalla Crimea occupata a causa dei numerosi interrogatori e per l’accusa di terrorismo mentre suo marito è fuggito a causa della mobilitazione. Se fosse rimasto avrebbe dovuto combattere nell’esercito russo contro l’Ucraina.

In seguito all’occupazione russa della sua terra, nel 2014, Ajsche ha partecipato a manifestazioni per i diritti del suo popolo. Aveva appena iniziato il terzo anno di studi universitari e voleva girare un video sul genocidio dei tatari della Crimea nel 1944 e sul divieto di manifestare. Aveva dozzine di sostenitori dalla sua.

Il giorno successivo poliziotti e funzionari dei servizi segreti russi bussarono alla sua porta.

“Ero giovane e non capii molto”, dice alzando impacciata le spalle. “Avevo paura. Gli agenti del Fsb mi fecero firmare un documento e se ne andarono. Da allora in Crimea sono sospettata di terrorismo”.

Il lutto

“Dopo l’intervento russo in Crimea, ho indossato solo abiti neri”, dice Ajsche ricordando gli eventi del 2014 e aggrottando le sopracciglia.

Uno dei primi provvedimenti degli occupanti russi furono le perquisizioni delle case dei tatari di Crimea. Ogni forma di resistenza era duramente punita.

Come, per esempio, il 3 marzo del 2014: pochi giorni dopo l’invasione della Crimea da parte della Federazione russa, il tataro di Crimea Reschat Ametov tenne una veglia al centro di Sinferopoli. L’uomo era un sostenitore delle idee del Mahatma Gandhi e voleva fare una protesta pacifica contro l’occupazione della penisola. Fu trascinato immediatamente in un’auto e portato via. Dopo due settimane di ricerca fu ritrovato torturato a morte.

Decine e decine di tatari di Crimea sono scomparsi e centinaia sono detenuti in carcere come pri…

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