Interviste matrioska, i “grandi vecchi” che hanno fatto la storia

Pubblichiamo un estratto dal libro di Ennio Cavalli “Ci dice tutto il nostro Inviato – Un secolo di rivolgimenti e altre minuzie”, edito da Rubbettino editore. Incontri e cronache a cavallo fra il passato e il futuro, "interviste matrioska" con grandi personalità che hanno segnato la storia, dalla penna di un "poeta con i piedi per terra" come lo ha definito Luciano Canfora, che del libro ha curato la prefazione.

Quando incontri Grandi vecchi che a loro volta ebbero maestri dai quali riscossero lasciti formativi, tassativi, succede che ti rivolgi a uno e ti rispondono in due, in tre, in coro, tra slanci e rimandi. Getti il sasso di uno spunto e l’onda arriva all’altro secolo, all’altro ancora. Cerchi concentrici, effetti imprendibili se non con l’esca di domande riguardose e smerigliate. Ecco perché le chiamo interviste matrioska.

Lì per lì non ti accorgi della pesca miracolosa. Ma trenta, quarant’anni dopo, le cose cambiano, hanno un altro peso, sono farcite di meraviglie. Otto e Novecento, tutt’uno con l’epoca che si allunga sotto i nostri occhi. Se per assurdo volessimo riprovare oggi a convogliare il flusso di quei racconti, risalendo alla fonte, dovremmo cambiarci d’abito, munirci di calzature antiscivolo, retrodatare la macchina del tempo, bussare alle loro porte, trovarli vivi, vegeti e seduttivi, inquadrare la scena con un binocolino da teatro.

Riccardo Bacchelli, l’autore della saga Il Mulino del Po, ambientata tra la fine del periodo napoleonico e la Prima guerra mondiale, era già ultranovantenne quando suonai il campanello del suo appartamento in via Borgonuovo, a Milano. Il padre, presidente della Deputazione provinciale di Bologna, si era occupato della sistemazione delle acque del Po dopo le grandi piene del 1898.

Riccardo fin da bambino aveva sentito parlare di argini, briglie, boccaporti, di opere idrauliche, di governo delle acque, di mulini fluviali. Era una festa quando il padre lo portava a fare lunghe camminate sui colli bolognesi, là dove si era posato l’occhio di Stendhal. E sapete chi l’aveva tenuto sulle ginocchia? Giosuè Carducci, amico di famiglia, gran degustatore di cinghiale in umido, orgoglioso che il suo nome fosse così popolare da circolare persino in versione dialettale, Cardòz.

All’Università di chi fu allievo Bacchelli? Di Giovanni Pascoli. “Mediocre scolaro, io”…

Francia: un risveglio di popolo può fermare i prestigiatori del potere

Il presidente prestigiatore che incantava il pubblico con i suoi trucchi ha perso il tocco: Macron in Francia voleva ritrovare margini di manovra per completare il suo mandato quinquennale, ma dal cappello non è uscito l’atteso coniglio, bensì il caos a destra e una potente forza a sinistra, che potrebbe riservarci sorprese.

Gli inganni 
di Foucault

Nel quarantennale della morte di Michel Foucault, lo ricordiamo con l’estratto di un saggio/lettera pubblicato nel numero 8/2020 di MicroMega, che dedicammo al concetto di biopolitica, a chiusura del primo anno di pandemia da Covid-19. La pandemia aveva infatti riportato alla ribalta tale pilastro del pensiero filosofico di Michel Foucault, di enorme successo negli ultimi decenni, specie in alcuni ambienti del pensiero filosofico-politico di sinistra. In una lettera a Roberto Esposito, a tutti gli effetti il principale esponente della biopolitica in Italia, il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais si lanciava in una rigorosa e appassionata invettiva contro quello che in definitiva, per lui, non è che contraddizione e vuoto filosofico. Foucault, secondo d’Arcais, aveva promesso ipotesi verificabili e confutabili, le ha invece sostituite con ipostasi che del significato di quei fatti diventano matrice e demiurgo. La sua bestia nera finisce per essere l’impegno riformatore, anche il più radicale.

Turchia e Iraq, quell’accordo che sacrifica il Pkk. Reportage dal Kurdistan

Nell’aprile del 2024 Turchia e Iraq hanno ripreso le relazioni diplomatiche e il loro primo frutto è stato l’accordo “Iraq Development Road”, che prevede la costruzione di autostrade e ferrovie e una serie di ulteriori accordi in materia di cooperazione, sicurezza e gestione delle risorse idriche. Un accordo che in chiave geopolitica permette alla Turchia di intensificare la sua presenza nella regione, la cui vittima designata sarebbe soprattutto il Pkk, il partito dei lavoratori curdi.