Navalny: “Potete fermare me ma non il nostro lavoro”

Quella che segue è la trascrizione del discorso in tribunale di Aleksej Naval’nyj letto, da remoto, il 15 marzo 2022, mentre l’uomo si trovava già in carcere. In Russia esiste, dai tempi dell’Unione Sovietica, una tradizione nei tribunali: il discorso di autodifesa degli imputati. A dissidenti politici di fatto già condannati dal sistema, viene offerta la possibilità di perorare la propria causa, prendendo la parola per un’ultima volta. Ne conseguono spesso discorsi appassionati, in cui gli imputati incarcerati per ragioni politiche difendono la causa della libertà di espressione e di dissenso. L’associazione per la difesa dei diritti umani Memorial, nella persona di Sergej Bondarenko e Giulia De Florio, ne ha raccolti alcuni nel volume “Proteggi le mie parole” (E/O, 2023). Il discorso che segue non era il primo discorso di autodifesa che Naval’nyj pronunciava: contro di lui nel corso del tempo il potere russo aveva intentato almeno 10 procedimenti. L’ultima condanna, a 19 anni di colonia penale, gli era stata inflitta ad agosto 2023.