L’educazione ci rende umani

L’umanità dell’uomo si realizza compiutamente soltanto attraverso l’educazione, quel lungo processo di trasmissione culturale e apprendimento sociale che caratterizza in modo distintivo la nostra specie. Solo l’uomo infatti educa i propri simili ed è in grado di comprendere, costruire e condividere significati.

Premessa

L’essere umano è tale fin dalla nascita, in quanto appartenente alla specie umana. Tuttavia, l’umanità dell’uomo si realizza pienamente soltanto attraverso un lungo processo sociale: l’educazione. Ma in quale senso l’educazione ci rende compiutamente umani? Iniziamo con l’esaminare alcuni presupposti antropologici dell’educazione, per poi cercare di cogliere (in modo approssimativo) il rapporto tra l’educazione e l’umanizzazione.

L’educazione, in quanto pratica intenzionale, presuppone alcune idee sull’essere umano, una sorta di antropologia pedagogica tacita che può però essere resa pienamente esplicita.

Si tratta delle caratteristiche dell’uomo che costituiscono le condizioni necessarie dell’educazione in quanto tale. Per esempio, una caratteristica che è necessario attribuire all’essere umano per dare senso alla pratica educativa è quella dell’educabilità. Il fatto che l’essere umano sia suscettibile di essere educato è un presupposto necessario per l’educazione, una sua condizione di possibilità. Pertanto, l’antropologia pedagogica vede l’uomo come essere educabile.

Un’altra assunzione rilevante è espressa dal concetto di “educando”, che incorpora una dimensione normativa, indicando che l’antropologia pedagogica considera l’uomo in quanto essere da educare (ossia, si postula che esso debba essere educato per diventare pienamente umano). Una dimensione di tipo sia descrittivo che normativo è invece inerente alla categoria di “educatore”, che da un lato implica la capacità dell’uomo di educare i propri simili, dall’altro fa di questo un compito dell’uomo: ossia, l’antropologia pedagogica vede l’uomo in quanto essere che educa i propri simili (cioè, si postula che sia l’essere che umanizza l’altro uomo).

Premesse questi assunti antropologici, necessari per dare senso all’educazione, passiamo a esaminare la specificità umana dell’educazione, ossia la sua natura di processo che caratterizza in modo distintivo la specie umana. Si può tentare di cogliere qualche aspetto di tale specificità esplorando alc…

Autonomia differenziata, fermiamola ora o sarà troppo tardi

L’Autonomia Differenziata è un progetto politico che lede la natura della Repubblica Italiana, sancita dalla Costituzione come “una e indivisibile”, foriero non solo di inammissibili disuguaglianze ma anche di inefficienze. Contro di essa si sono espressi costituzionalisti, istituzioni, soggetti politici, sociali ed economici, fino ad arrivare alla Commissione Europea. Eppure il governo procede a spron battuto nel volerla attuare, mostrando i muscoli e tappandosi le orecchie. Contro questo scellerato agire a senso unico bisogna agire ora, altrimenti – considerando il criterio della decennalità – sarà davvero troppo tardi.

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La legge sull’autonomia differenziata rischia di diventare una utile stampella al premierato, di rafforzare, più che il regionalismo differenziato, un “centralismo diffuso” che consente al Presidente del Consiglio di negoziare con le singole regioni, esautorando totalmente il Parlamento dalle sue funzioni; e, con esso, svuotare di sostanza la Repubblica democratica.

La guerra contro lo Stato condotta dal liberismo della “sussidiarietà”

Pubblichiamo un estratto del libro di Francesco Pallante “Spezzare l’Italia”, Giulio Einaudi Editore, 2024. In questo volume, il costituzionalista argomenta in profondità le ragioni di una battaglia per fermare il disegno eversivo dell’autonomia differenziata, il quale, come spiega nel capitolo di seguito, trae origine anche dalla visione, intrisa di liberismo e populismo al tempo stesso, tale per cui lo Stato sia automaticamente un “male necessario” e le istituzioni “più vicine ai cittadini” consentano un beneficio. Una visione che nega alla radice la politica, vale a dire l’opera di mediazione e sintesi che è in grado di tenere insieme la società.